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lungamente fatte? Pensa come questo consiglio si confà con quello del tuo padre. Egli essendo consolo in Ispagna, si partì di là, e venne in Italia a farsi incontro ad Annibale che discendea dell’Alpi. Tu vuogli lasciare qui Annibale, e andarne in Africa. E non fai tu questo perchè ti paia utile alla repubblica, anzi perchè credi che ti sia maggior fama e gloria; sì come tu facesti essendo imperadore in Ispagna, che, lasciando la provincia e lo esercito contra la legge del Senato, con due navi del Popolo di Roma andasti in Africa, e mettesti a rischio la fortuna e la maestà del Popolo di Roma, mettendo a rischio la persona tua per quella andata. Io giudico che Publio Cornelio Scipione sia fatto consolo al Popolo di Roma e a noi, e non a sè medesimo; e che l’osti e’ cavalieri siano ordinati alla guardia di noi e d’Italia, e non che, a modo di re, i consoli per superbia gli menino in qual parte e’ vogliono.


Avendo Quinto Fabio Massimo, per lo suo dire, e per l’autorità del suo anticato senno, e per la sua grande fuma, recato a sè gran parte del Senato, e massimamente i più vecchi, sì che i più lodavano il senno del vecchio, che l’ardimento del giovane; Scipione cominciò così a parlare:


Padri conscritti, Quinto Fabio nel principio del suo dire puose, come sarebbe sospetto ad alcuni che la sua sentenza procedesse da invidia ch’egli avesse verso me; e benchè io non ardirei a incolpare un così fatto uomo di tale difetto, ma per le ragioni assegnate per lui non si leva tale sospetto. E questo avviene o perchè *1 che m’abbia invidia, o per-

  1. Questo asterisco è nelle passate edizioni, per segno, come pensiamo, di lacuna. Dal tenore del testo, vitio orationis an rei. sembra che potrebbe supplirsi: sia ’l vero; od anche leggersi: perchè realmente (o: ’n realtade) m’abbia invidia.