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che chi ti volesse ritenere in Italia, ben ch’egli il facesse per lo bene del comune, che si movesse per tòrti la battaglia e l’onore. Ma essendoci Annibale coll’oste sua sano e salvo, il quale ha tenuta l’Italia assediata quattuordici anni, non si può dire che chi ti ritiene, ti voglia tòrre la gloria. Penteràti tu della gloria tua, che ti paia piccolo onore avere acquistato se tu caccerai d’Italia cotale nimico, il quale è suto cagione e faccitore di tanti danni e morti, quanti noi abbiamo ricevuti? E come la gloria della prima guerra africana fu di Lutazio consolo, così l’onore di questa seconda sia tuo bene. Ti dovrebbe bastare questa gloria, se Amilcare non fu già più pregiato che Annibale, e quella guerra maggiore che questa, e quella vittoria più famosa. Vorresti tu innanzi avere cacciato Amilcare di Sicilia, che Annibale e gli Africani d’Italia, s’egli avviene che tu il vinchi in battaglia? E se tu ami più l’onore acquistato che quello che tu speri d’acquistare, e gloriàssiti più d’avere liberata la Spagna che di liberare l’Italia, parendoti piccola questa o quella, nè vogli andare in Africa; nonn’è egli questo Annibale,1 che chi lascia lui per andare a fare altra guerra, pare che egli il faccia più per paura di lui, che per averlo in disdegno? Perchè vai tu cercando che Annibale ti venga dirieto, poi che tu sarai ito in Africa? Perchè non più tosto per questa via diritta ove è Annibale, qui va’ a combattere? Tu vai caendo che la vittoria di questa guerra diventi più famosa per andare in Africa. Ora, io voglio che tu sappi ch’egli è naturale cosa di prima difendere le cose sue, che andare a combattere l’altrui. E’ vuole essere pace in Italia, quando tu facci guerra in Africa. E prima ci dobbiamo levare la paura da noi, che di nostro arbitrio andarla a fare ad altrui. E se si può fare sotto il tuo governamento che Annibale prima sia qui vinto, e poi colà tu combatti e vinchi Cartagine, averai la gloria ragionevole. E se a menare a fine

  1. Il lesto latino: Nondum is est Annibal.