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darà. Di ciò abbiamo davanti agli occhi nostri esempri di virtù e di felicitade, cioè prosperitade1 non bene usata: e si conta che per li tempi passati fu in questo nostro paese Marco Attilio nominato Regolo, il quale essendo vittorioso fu richiesto di pace; e perchè non seppe porre modo e temperatamente usare la prospera fortuna, la quale in alto stato l’avea levato, volendoci porre sulle nostre spalle troppo grandi pesi, e addomandando importabili e aspre condizioni e patti, negòe di fare la domanda di pace; per la qual cosa intervenne che quanto più in alto la prosperitade l’avea levato, tanto la diversità più villanamente il fece rovinare. Ora sta a te, che la dèi dare, non a noi che la domandiamo, di dire le condizioni e’ patti della pace. E forse che ci rendiamo degni di trovare appo te buon patti e graziose condizioni di pace: però che noi medesimi ci vogliamo gravare, e sofferire molti danni, per venire all’effetto della disiderata pace; e non rifiutiamo, anzi in fino ad ora consentiamo che tutte quelle cose per le quali questa guerra ebbe cominciamento, liberamente siano vostre: cioè Sicilia, Sardigna e Spagna, e tutto ciò che d’isole si contiene in tutto il mare ch’è tra l’Italia e Africa. E poi che agli Iddii è cosi piaciuto, noi Cartaginesi, distretti dentro a’ confini dell’Africa, staremo a vedere voi signoreggiare e reggere per mare e per terra gii altrui imperii. Ben mi par essere certo, e nol nego, che voi avete sospetta la fede e la lealtà degli Africani; però che la pace fu già altra volta addomandata per noi non troppo sinceramente, anzi maliziosamente; e non fedelmente aspettata, rompendo la triegua e’ trattati della pace: ma tutto questo sarà a fermezza e a saldezza della pace, e che molte volte e per molti sia stata addomandata. E io ho inteso, o Iscipione, che i vostri padri antichi negarono di non far pace;
- ↑ Fecilitade, cioè dovrebb’essere una delle solite intrusioni avvenute per isbaglio del copista, giacchè il testo ha soltanto: Inter pauca felicitatis virtutisque exempla.