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omelia d'origene. 375

dì, e distruggesi tutta di languore e di desiderio di vedervi. Se tu non vuogli ch’ella venga meno, rifriggerà oggimai la sete dell’anima sua della dolcezza del sapor tuo. Apri gli occhi oggimai della mente sua, e falle riconoscere la faccia tua; però che tu, dolce Gesù, se’ pane vivo, ch’hai in te ogni diletto e ogni sapore di soavitade, e sazii di dolcezza indicibile e che parlar non si puote tutti gli amanti tuoi. E dèi pensare, dolce Gesù, che Maria non potrà molto ritenere la vita corporale, se tu tosto non le manifesti la vita dell’anima sua, cioè te medesimo.

Allora messer Gesù Cristo non si potè più sostenere di vederla più piagnere, che egli non racconsolasse quella sua diletta che tanto l’amava; e chiamòlla per nome, come solea. Allora Maria, udendo la boce com’egli la solea chiamare, incontanente sentì la sua vita e la dolcezza che ella solca sentire quand’egli la chiamava innanzi che sostenesse morte, e cognobbelo. Onde disse messer Gesù Cristo: — Maria. — Oh voce piena di soavitade e di diletto e di lusinghe! Oh come le parve amorosa! Non potea messer Gesù Cristo più apertamente dire, ch’egli le disse: — Maria, i’ so chi tu se’, e che tu vuogli; eccomi, non piagner più. Vedimi e guata che io mi ti manifesto apertamente, che m’hai tanto addomandato. — Udendo Maria la boce di messer Gesù Cristo quando la chiamò e disse il nome suo, cioè Maria, incontanente tutta stupefatta, come si levasse di un grande sonno, si rivolse,1 e

  1. Le stampe: si risolse; ma questa correzione è fatta da noi non per semplice congettura, nè per adattarci al latino originale (vedi la noia seguente), ma sulla fede di Luigi Fiacchi, che così ragionava intorno a questo passo: «Un buon testo a penna del marchese Giuseppe Pucci, ove questo Volgarizzamento va unito alle Meditazioni della Vita di Gesù Cristo, ci dà la vera lezione, si rivolse; perciocchè pare che quivi l’autore abbia avuto in mira quelle parole dell’Evangelo: conversa dicit ei.» (Lezione detta all’Accademia della Crusca, il dì 12 di marzo 1816, stampata nel volume XXI della Collezione d’opuscoli scientifici e letterarii, e nel tomo I degli Atti dell’Accademia della Crusca, pag. 239).