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omelia d'origene. 373

sava altro che di te, e non si raccordava di sè, se non che disse: — Maestro, se ti piace e se vuogli, facciamo qui tre tabernacoli: a te uno, a Moisè un altro e ad Elia l’altro; — ma di sè medesimo non faceva ragione, imperciò che era sì ebbro del tuo amore, o dolce Gesù, che non gli parea avere dubbio d’essere sempre ove fossi tu. O amor Gesù, che è questo che Maria sì spesse volte diceva questa parola: — Ove l’avete posto? — Ella avea prima detto agli Appostoli: — Ove l’avete posto? — e questo medesimo disse poi agli Agnoli: — Ove l’avete posto? — Molto le pare mêlata in bocca questa parola, che tante volte la ridice. Ecco, dolce maestro, certo questo faceva la dolcezza tua, ed ella questo facea per lo tuo amore; imperò ch’ella si raccordava quanto tu l’avevi detto del suo fratello morto Lazzaro, quando tu il risucitasti: — Ove l’avete posto? — e imperciò, quando ella udì quella parola dalla bocca tua, sì la ritenne e conservòlla sì diligentemente nel cuor suo, e sì vi si dilettava, che non le potea uscire del cuore. Oh come amava la persona tua, che sì amava la parola tua, buon Gesù! e come desiderava di vedere il volto tuo, che con tanto desiderio e dolcezza ridicea la parola tua ch’ella avea udita della bocca tua! e come volentieri avrebbe allora baciati i piedi tuoi, che così volentieri ridicea le parole tue! Che è questo, o buon Gesù, che Maria dicea di te: — Io ’l tôrrò? — Quel santo Giuseppo che ti levò della croce, temea, e non fu ardito di levare il corpo tuo della croce, se non da sera; e questo fe colla licenza di Pilato: e Maria non aspettò notte, e non si vergognava nè temea, ma promettea arditamente e dicea: — Io ’l tôrrò. — O amorosa Maria, dimmi, dolcissima; or se ’l corpo di messer Gesù Cristo fia riposto nella corte del principe de’ sacerdoti, ove santo Piero si scaldava al fuoco e, ispaventato di paura, lo negò, che farai? Rispondi, che ’l tôrrò.1 O maraviglioso ardore d’amore e ar-

  1. Così le stampe. Ma il traduttore, qualunque si fosse, avrà
passavanti. 32