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330 trattato de' sogni.

àltera gli omori ne’ corpi, così fa mutazione ne’ sogni. Sono cagione de’ sogni dalla parte di fuori il mangiare e ’l bere, e quanto alla quantità e quanto alla qualità; e come il soperchio, per gli molti vapori e fumi che si risolvono dallo stomaco e vanno al cielabro, fanno molto sognare (e tanto potrebbe essere il troppo, che non lascerebbe sognare o discernere il sogno), così il difetto, cioè la fame e la sete, lascia poco sognare, o forse tutto il sonno è sogno di svanimento1 o di mangiare o di bere. La qualità dei cibi e del bere fa espressere varietà nel sognare; chè quegli che sono leggieri e sottili, sono cagione che ’l sogno sia leggiere e chiaro; quegli che sono grossi e gravi, fanno sognare cose gravi, turbe e oscure e paurose: come dicono i savi ch’ e’ porri, cipolle e agli e ogni agrume crudo, fave e ogni legume, fanno avere i sogni terribili e noiosi; e ’l mosto e ogni bevanda2 grossa e torbida somigliantemente fanno i sogni gravi e oscuri. E tra l’altre cose che fanno rei sogni e oscuri, sì è lo ’ntemperato e disordinato uso della lussuria; imperò che si conturba e indebolisce il cielabro, e la virtù visiva e immaginativa si offusca. Ancora dalla parte di fuori sono cagione de’ sogni l’arte, gli ufici, i lavoríi, e ogni mistiere e traffico3 che si fa del continovo con istudio e con sollecitudine: onde il villano sogna l’aratro e’ buoi, il marrone, la vanga; il fabbro la fabrica, la ’ncudine e ’l martello; il medico gl’infermi, gli sciloppi e le medicine; l’avvocato piati, liti e quistioni; il soldato arme, cavagli, guerre, battaglie, paghe doppie e buon soldo; il prete l’altare, la messa e ’l divino oficio, e l’offerta colla

  1. Locuzione, secondo il mio credere, non chiara o non ispiegata abbastanza. Nè meglio il Codice: è segno di sviamento. Quest'ultima voce (sviamento) frammezzo a diversi errori, è ancora nella stampa del primo secolo.
  2. Lasciamo stare bevanda, com' ha l'edizione del 25; perchè a questa l'aggiunto torbida si affà certo meglio che a vivanda, com' hanno il Testo nostro e le stampe del quattrocento e del Salviati.
  3. Il Manoscritto: e artificio.