324 |
trattato della scienza. |
|
alcuna cosa occulta che dovesse venire, riferendo il prendere delle sorte o alla disposizione delle stelle o all’operazione de’ dimonii: e tale si chiama sorte divinatoria. Anche chi volesse sapere, per lo prendere delle sorte, quello che dovesse fare o dire, dubitando qual fosse il meglio; come sarebbe d’eleggere alcuno prelato ecclesiastico, o di ricevere alcuno beneficio spirituale; non è oggi lecito, benché nella antica legge s’usasse, o chiamassesi sorte consultoria. È un altro gittare di sorte che si chiama sorte divisoria; e questa è lecita: come sarebbe se certe persone ch’avessono a dividere certe cose a comune, e non s’accordassono a fare le parti dando e togliendo, possonsi gittare le sorte, spognendo alla fortuna qual parte vegna a qualunche di loro. Ed è lecito ancora d’usare queste sorte negli ofici temporali, a cui prima tocchi la volta: come si fa degli
uficiali della città che si eleggono per parecchi anni, e scritti in certe cedole si mettono1 in un sacco o cassetta, e poi a certi tempi si traggono2 alla ventura, e secondo che sono tratti, così entrano all’oficio.
- ↑ Dagli sdruccioli troppo frequenti del copista delle Murate, sembra potersi ricavar la seguente più concisa lezione: degli uficiali della città che si tengono per parecchi anni iscritti 'n cierte ciedole in un sacco ec.
- ↑ Il Manoscritto aggiunge, non bellamente: fuori. Trarre fuori era la frase tecnica parlando di gonfaloni o d'altri siffati arnesi; come il semplice trarre parlandosi de' magistrati.