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trattato della scienza. 315

voce, alcuna dottrina, come farebbe uno uomo, e forse tanto meglio, quanto più sottilmente e meglio che l’uomo sapesse; tuttavia non potrebbe di súbito informare lo ’intelletto dell’uomo d’alcuna abituale iscienzia, non potendo illuminare, ma richiederébbevisi tempo e ordine nella dottrina: e tanto maggiore, quanto colui che apparasse fosse più grosso, o meno disposto alla scienza. Quanta, adunque, vanità e falsa iniquitâ è quella di questi maléfici, a’ quali non basta il loro male fare coll’aiuto di quello maligno in quanto egli puote, ma eziandio s’ingegnano di mostrare agli altri che sappia e possa, ed eglino per lui, quello che non sa né puote! Ed è grande rêtà e stoltizia di costoro e di chi dà loro fede. Grande ciechità è la loro, che si fidino e abbiano amistà con colui ch’è nimico e avversario dello onnipotente Iddio, nelle cui mani sono e egli e eglino;1 il quale ha vietato sotto pena della eterna morte, che con lui non s’abbia dimestichezza o compagnia veruna. Sanno questi cotali, s’egli hanno fede di cristiani, ch’egli è l’antico serpente, capitale2 nimico di tutta l’umana natura, e che tutto il suo studio è di conducere gli uomini a quella dannazione e miseria dov’è egli. Non è loro celato, che comunemente tutti quegli della loro arte fanno mala fine e mala morte, come molte storie e croniche contano: e non che ’l diavolo ne gli scampi, ma egli ve li conduce; e non solamente alla mala morte del corpo, ma a quella ch’è troppo peggiore, cioè dell’anima. È grande stoltizia la loro, che sanno per certo, e per isperienza lo pruovano faccendo l’arte, ch’egli è bugiardo, isleale e ingannatore, e molte cose promette che non attiene. Chè, con ciò sia cosa che sia superbo, non dice mai che non sappia o che non possa quello che gli è domandato; ma d’ogni cosa dice: – Sarà fatto; – poi, non sappiendo o non potendo fornire, manca della promessa, e non confessa mai di non avere saputo o potuto, ma sempre

  1. Sola l'antica stampa: et loro.
  2. Nel Testo: principale.