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290 trattato della scienza.

ch'è privilegio di pochi; anzi sarebbe prosunzione grande non volere imprendere d’altrui e aspettare d’avere rivelazione da Dio. E interverrebbe che non volendo essere discepolo di verità, diventerebbe maestro d’errore: come interviene d’alcuni prosontuosi, che vogliono esser cattivi1 maestri innanzi che buoni discepoli; e vergognansi di domandare e d’apparare d’altrui quello che non sanno. Qui caderebbe l’essemplo detto di sopra del romito,2 che digiunava e ôrava acciò che Dio gli rivelasse certo intendimento della Scrittura; né non meritò d’averlo se non quando diliberò d’andare a domandare umilmente un suo compagno. Allora gli apparve l’Angiolo di Dio, e ’nsegnògli tutto ciò che volea sapere. E che tale umilità molto piaccia a Dio, si mostra che avendo abbattuto e percosso san Paolo, sì ’l mandò ad Anania, dicendo che udisse da lui quello che gli convenia fare. E san Paolo, avendo avuta la revelazione da Dio, quando fu rapito al terzo cielo, della dottrina del santo Vangelo che dovea predicare, se n’andò in Gierusalem a san Pietro e a santo Iacopo, a ragionare e conferire con loro tutto ciò che gli era intervenuto, acciò ch’eglino esaminassono e approvassono la rivelata dottrina, non volendo fidarsi di sé medesimo, per non errare; come dice santo Ierolimo nel Prolago della Bibbia, dove per molte ragioni e essempli de’ Santi e de’ savi filosafi induce quel suo amico Paolino, che voglia avere maestro, dal quale possa udire la dottrina della santa Scrittura. E in un altro luogo dice santo Ieronimo di sé medesimo: che poi fu grande dottore e nelle sette arti liberali, e in tre lingue, ebrea, greca e latina, e in Roma sofficientmente ammaestrato e dotto, e nella divina Scrittura in Gostantinopoli appo Gregorio Nazianzeno pienamente introdotto; andònne in Betleem, e3 fecesi discepolo d’uno Ebreo, per apparare bene

  1. Questa calzante parola manca in tutte le stampe ed è nel nostro Manoscritto.
  2. Ediz. 95: remito.
  3. Ivi: Andandone in Bethlem, si sottomise et fecesi ec.