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284 | trattato della scienza. |
cura del medico disamorevole dell’anime, e in sé cùpido e vano. Questi così fatti predicatori, anzi giullari e ramanzieri1 e buffoni, a’ quali concorrono gli uditori come a coloro che cantano de’ Paladini, che fanno i gran colpi, pure con l’archetto della viuola,2 sono infedeli e sleali dispensatori del tesoro del Signore loro; cioè della scienzia della Scrittura, la quale Iddio commette loro, acciò che con essa guadagnino l’anime del prezioso sangue di Cristo ricomperate; e eglino la barattano a vento e a fumo della vanagloria. Onde pare che sia venuto, anzi è pure venuto (così non fuss’egli!) il tempo del quale profetò san Paolo, quando, com’egli scrive a Timoteo, la sana dottrina della Scrittura santa e della fede vera non sarà sostenuta, ma cercherà la gente maestri e predicatori secondo l’appetito loro, e che grattin loro il pizzicore degli orecchi, cioè che dicano loro cose che disiderano d’udire a diletto, none ad utilità;3 e dalla verità rivolgeranno l’udire, e alle favole daranno orecchi. Or, come son egli oggi pochi, anzi pochissimi quegli che indicano o vogliano udire la verità? Molto è da dolersene e da piagnerne chi ha punto di sentimento o di cognoscimento o zelo dell’anime: e, ch’è vie peggio, non solamente non è voluta udire la verità, ma è avuta in odio, e chi la dice. Onde si verifica il detto di quel poeta Terrenzio, il quale disse: Veritas odium parit: La verità partorisce odio.
Non pure i maestri e’ predicatori c’hanno ammaestrare e insegnare altrui, debbono studiare d’avere la scienzia della divina Scrittura, ma eziandio gli altri, ciascuno secondo la condizione sua; imperò che sanza essa non si puote venire a salvamento: ch’ella ci ammaestra di quello che noi dobbiamo credere; ella ci dimostra quello che noi dobbiamo sperare: