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trattato della scienza. |
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quali debbono entrare a dentro nel pelago profondo delle Scritture, e sapere intendere gli occulti misteri, per potergli sporre e ’nsegnarli altrui, e essere apparecchiati a rendere ragione, come dice l’Appostolo,
delle cose della fede e della Scrittura a chiunche ne domanda. E altrimenti son tenuti i laici e le persone sanza lettera, a’ quali basta di sapere in genere de’ comandamenti della legge, degli articoli della fede, de’ sagramenti della Chiesa, de’ peccati, degli ordinamenti ecclesiastici, della dottrina del santo Vangelo, quanto è necessario a loro salute, e quanto n’odono da’ loro rettori e da’ predicatori della Scrittura e della fede; none assottigliandosi troppo, né mettendo il piede troppo a dentro nel pelago della Scrittura, il quale1 non ogni gente sa né puote né dee volere guadare;2 chè vi si sdrucciola, e spesse volte vi s’anniega dagli incauti e curiosi e vani cercatori. Ma ciascuno dee sapere e ingegnarsi di sapere tanto quanto si richiede all’uficio suo, e allo stato ch’egli tiene. Onde i rettori, maestri, dottori e predicatori debbono sapere eccellentemente la Scrittura, la quale eglino hanno a ’nsegnare altrui; e però si debbono ingegnare di studiare e d’imprendere, innanzi che vengano allo stato e all’atto della dottrina: altrimenti, male a loro uopo ci salgono. Onde disse Iddio per lo profeta Osea: Quia scientiam repulisti, repellam te, ne sacerdotio fungaris mihi: Imperò che tu non hai voluto avere scienzia, io ti caccerò via, che non abbi l’uficio del mio sacerdozio; il cui uficio è di reggere e d’ammaestrare altrui; che non si puote ben fare sanza scienzia. Ma e’ si truovano alquanti, che sono tanto ambiziosi e volonterosi3 dell’essere maestri e d’insegnare altrui, che non apparano innanzi quello che debbono insegnare; e imperò che hanno troppo gran fretta, non volendo essere discepoli di verità, diventano maestri d’errori. Onde dice san Ierolimo:
- ↑ Le stampe dell'85 e del 95 ripetono: pelago.
- ↑ Male le anzidette edizioni e il Codice nostro: guardare.
- ↑ Volenterosi, nell'antica edizione.