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252 | trattato dell'umiltà. |
quel santo patriarca Abraam, quando diceva a Dio: Loquar ad Deum, cum sim pulvis et cinis: Avvegna ch’io sia polvere e cenere, pure ardirò di parlare al mio Signore.
1 Leggesi che, anticamente, quello medesimo dì che ’l papa era creato, gli era portato innanzi una manata di stoppa et una candela accesa, e in sua presenza messo fuoco nella stoppa, et eragali detto: – Così passa tosto la gloria del mondo, come il fuoco ha tosto arsa questa stoppa, e fáttone favilla e cenere. – Onde santo Bernardo, scrivendo a papa Eugenio, diceva: Come è bella et utile coniunzione, che pensando tu d’essere sommo pontefice, consideri insieme che tu se’ vilissima cenere! Non è grande fatto essere umile nel basso stato; ma grande vertù e rada l’umiltà onorata. E però dicea il savio Ecclesiastico: Umilia valde spiritum tuum: Umilia molto lo spirito tuo. Non si tiene polvere e cenere colui che si veste di drappi di seta e di scarlatto: chè, chi farebbe cotali sacca alla cenere, se non fosse già matto? Non si tiene polvere e cenere colui che si pone in altura di stato e di degnità: chè la cenere e la polvere posta in alto, n’è portata e sparta2 dal vento. E avvegna che non si tegnano,3 e’ pur sono; de’ quali dice il Salmista: Non sic impii, non sic; sed tamquam pulvis, quem proiicit ventus a facie terrae: I peccatori superbi non si tengono così; ma e’ pur sono come la polvere, che ’l vento gitta dalla faccia della terra. Non solamente si dee l’uomo umiliare perch’egli è cenere e polvere, ma perch’egli è ancora più vil cosa; ch’egli è sterco e vermini. Così dice la Scrittura: Gloria eius stercus et vermis: La gloria dell’uomo è sterco e verme. E ’l savio Ecclesiastico dice: Vindicta carnis impii ignis et vermis: La vendetta della carne del peccatore è il fuoco e i vermini. Va’, o uomo d’altura,