vigliosa vanità! o grande stoltizia del nostro quore! la cui superbia non può domare materia di tanta umiltà, che non si levi pure in alto, terra e cenere. La seconda cosa che c’induce ad umiltà, si è l’usare colle persone umili: chè, come dice la Scrittura, chi usa e conversa col superbo, ne trae superbia; così chi usa colla persona umile, appara da lei umilità. Onde dice santo Ieronimo: Come chi tiene mente1 all’opere ree dell’uomo superbo, per lo male essemplo ha inducimento a superbia; così considerare l’opere buone della persona umile, presta cautela d’umilitade. La terza cosa ch’è cagione d’umilitade, è d’ausarsi a vili offici, e a sostenere le ’ngiurie, gli oltraggi e’ vituperii, le villanie, le vergogne e’ dispetti; non rispondere, e non vendicarsi, ma riputarsi degno di quello e di peggio. Onde dice san Bernardo: L’umiliazione è via all’umilità, come la pazienzia è via alla pace, e come la lezione alla scienzia. Adunque, se desideri la virtù della umiltà, non fuggire la via della umiliazione. La quarta cosa che induce all’umilità, è la memoria della morte; della quale disse Iddio al primo padre dell’umana natura, Adamo:2 Pulvis es, et in pulverem reverteris: Tu se’ polvere, e in polvere tornerai. La qual cosa ci reca a memoria la santa Chiesa il primo dì della quaresima, quando ci pone la cenere in capo, e dice a ciascuno: Ricorditi che tu se’ cenere, e in cenere ritornerai. Dêsi l’uomo reputare cenere eziandio mentre che vive; imperò ch’egli è certo che di qui a poco tornerà in cenere. E le cose che son certe per lo tempo che dee venire, si debbono reputare come fossono presenti. Onde dice san Paolo: Corpus mortuum propter peccatum: Il corpo è morto per lo peccato, cioè deputato e dato alla necessità della morte. E però dicea3 san Gregorio: Quasi morto già si reputa chi tiene per certo di dovere morire. Così si reputava
- ↑ Ediz. 95 e 85: Che chi pon (o tiene) mente.
- ↑ Nel Manoscritto: al primo uomo.
- ↑ Le due antiche aggiungono: bene.