beravit me: Io mi sono umiliato, e Dio m’ha liberato. Del male della pena disse Iddio al Profeta: Hai veduto il re Acab umiliato
dinanzi da me: io gli ho perdonato, e non inducerò al tempo suo nella sua casa i mali ch’io avea promessi1 di fare. E in un altro luogo dice la Scrittura di certi peccatori: Quia umiliati sunt, aversa est ab eis ira Dei: Imperò che sono umiliati, l’ira di Dio s’è rivolta da loro. Non tiene Iddio l’ira contro all’umilità: ed è ragione; imperò che la persona umile si reputa vile. Onde dicea il Profeta umiliato: Ego autem sum vermis, et non homo: Io sono un vermine, e non uomo. E in un altro luogo s’appella una pulce e un cane morto. Onde non sarebbe onore a Dio ch’egli si vendicasse di così vile cosa come uno vermine o un cane morto; chè Dio è magnanimo. E però de’ superbi,2 alteri e rigogliosi si vendica, e agli umili e suggetti perdona; come disse quel poeta Virgilio de’ Romani: Parcere subiectis et debellare superbos; che perdonavano a’ suggetti e abbattevano i superbi. E così dice che fa il leone,3 che gli animali feroci che gli contastano, lacera e uccide; e quegli che s’aumiliano,4 lascia andare salvi. Così troviamo che fa Iddio, in tanto che eziandio le sentenzie date rivoca: come si legge nella santa Scrittura di quello re Ezechia, e del re e della città di Ninive, e del re Acab, e di più altri. Per la qual cosa dice il Salmista: Cor contritum et humiliatum, Deus non despicies: Il cuore contrito e umiliato tu, Iddio, non lo spregerai. La sesta utilità che fa l’umilità, si è ch’ella fa l’uomo esaltare e onorare in questa vita, e poi gli merita d’avere l’onore e l’esaltazione della gloria nell’altra; secondo che dice il Signore nel Vangelo: Chi s’aumi-
- ↑ Così nel Testo. A mostrare nel verbo promettere la significazione di minacciare, basterebbe, ove la Crusca non fosse, quel volgare ditterio: «a chi nè da, a chi ne promette.»
- ↑ Nel Manoscritto: de' servi.
- ↑ Il nostro apografo e la stampa del 25: E si dice che il leone lo (o il) fa.
- ↑ Il Codice aggiunge: perdona e ec.