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246 trattato dell'umiltà.

batte per l'umiltà, e l'umiltà attribuisce a Dio la gloria che ha della1 vittoria, dicendo: Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam: None a noi, Signore, none a noi, ma al nome tuo dà la gloria. E però ella lascia sopra lui la battaglia, da ch’ella gli dà la gloria della battaglia e della vittoria.2 Anche per l’umilità l’uomo vince sé medesimo; ch’è la più malagevole vittoria che sia, per la quale l’uomo ogni altra cosa vince e da niun’altra cosa può essere vinto. Anche l’umilità non può essere vinta; però che delle ferite rinvigorisce, della infermità rinforza, della povertà arricchisce, del danno cresce, della morte rivivisce. La quinta utilità che fa l’umilità, si è ch’ella fa esaldire i prieghi e l’orazioni della persona; della quale cosa dice il profeta David: Respexit in orationem humilium, et non sprevit preces eorum: Iddio ragguarda3 all’orazione degli umili, e non ha sprezzato i prieghi loro. Ed è la ragione,4 imperò che tanto gli piace l’umilità, che ogni cosa ch’ella vuole, gli piace. Onde dicea quella santa donna Iudit: Humilium et mansuetorum semper tibi placuit deprecatio; parlando a Dio dicea: Sempre ti piacque il priegio degli umili e de’ mansueti. E però che dove è l’amore e ’l piacere, ivi va l’occhio, Iddio con l’occhio della sua misericordia vede sempre gli umili (così dice il Salmista: Humilia respicit in coelo ed in terra; e quella donna nella Scrittura dicea: Vidit Dominus humilitatem meam: Iddio ha veduta la mia umilità); e però gli delibera dal male della colpa, e dal male della pena.5 Del male della colpa dicea il Profeta: Humiliatus sum, et li-

  1. Seguitiamo le antiche stampe. L'edizione del 25: che è della; il Manoscritto: che diè vittoria.
  2. Con poca soddisfazione dei delicati orecchi, le impressioni del XV e XVI secolo: gli dà la gloria della vittoria della battaglia.
  3. Ediz. 95 e 85: ha sguardato; 25: ha riguardato.
  4. Così tutte le stampe; da potersi e doversi spiegare: e la ragione è questa. Solo, e non male, il Manoscritto: Ed è ragione.
  5. Sola retta leione, prescelta già dal Salviati; che tuttavia quelli del 25 guastarono (dal male e dalla colpa, e dal male e dalla pena), a malgrado delle parole seguenti, che la confermano. Il nostro apografo compendia a sproposito: gli dilibera dal male e dalla pena.