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244 | trattato dell'umiltà. | 243 |
Ov’è umilità, ivi è sapienzia. E di ciò parla santo Agostino, sponendo il Vangelo di san Giovanni, e dice: L’umilità apre lo ’ntendimento a conoscere la verità, e la superbia lo chiude. E di questo dicea Iesu Cristo al Padre nel Vangelo: Abscondisti hoec a sapientibus et prudentibus, et revelasti ea parvulis: Tu hai nascoste queste cose, cioè la verità delle cose divine (delle quali egli parlava), da’ savi (cioè da coloro che si tengono savi, che è superbia), e hâle rivelate a’ piccoli; cioè agli umili, secondo che dice la Chiosa. Onde disse quel filosafo Didimo ad Alessandro superbo: Iddio è apparecchiato a darti sapienzia, se tu avessi dove riceverla; quasi dica: se tu fossi umile, come tu se’ pieno di superbia: a dare ad intendere che colla umiltà sta la sapienza, e non colla superbia. E però dicea quello Tolomeo astrolago: Tra gli uomini savi, quello è il più savio ch’è ’l più umile.
Leggesi nella vita de’ Santi Padri, che uno frate volendo che Iddio gli rivelasse alcuno punto della Scrittura, il quale egli non intendeva, diedesi a digiunare e a ôrare; e avendo digiunato sette settimane e non avendo la grazia ch’egli chiedeva, pensò d’andare ad alcuno de’ frati ch’abitavano nel diserto, e domandarlo di quello dubio ch’egli avea. Andando egli, l’Agnolo di Dio gli apparve nella via, e dissegli: – Il digiuno c’hai fatto sette settimane, non t’ha fatto prossimo a Dio, e non t’è giovato a quello ch’andavi caendo.1 Ora,2 perché ti se’ umiliato, e vâne a domandare il fratello tuo, io sono mandato da Dio acciò ch’io t’insegni quello che tu vuoi sapere. – E spuoseli chiaramente il dubbio ch’egli avea. Della quale cosa ringraziando Iddio, e conoscendo la virtù della umilitade, ritornò doppiamente ammaestato alla cella sua, e intese la scrittura la quale dice che Iddio revela i suoi segreti agli umili. La terza utilità che fa l’umilità, si è ch’ella libera l’uomo dalle tentazioni, e da’ lacciuoli del