Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/265


237

TRATTATO DELL'UMILTÁ


qui si comincia il trattato dell'umiltà


Terminato adunque il trattato della superbia, della umiltà, come del suo contrario e medicinale rimedio, appresso si dee dire. Della quale, brievemente scrivendo, diremo cinque cose. In prima diremo, discrivendola, che cosa è umiltà: nel secondo luogo si dirà quanti sono i gradi della umiltà: nel terzo luogo dimosterremo la sua commendazione, colla molta utilitade: nel quarto luogo diremo quali sono quelle cose che sono cagione e inducono a umilitade: nel quinto luogo mosterremo quali e quanti sono i segni della umilitade.


CAPITOLO PRIMO.


Dove si dimostra che cosa è umiltà.


In prima si dee scrivere e dire che cosa è umilità; della quale dice santo Ambruogio nel libro degli Offici: Humilitas est si nîl quis sibi arroget, et inferiorem se oestimet: Umilità è che l’uomo non s’attribuisca niente con arroganza, e stimisi minore, e più basso che gli altri.1 O vero, come dice santo Agostino nell’Omelia sopra il Vangelo di san Giovanni: Humilitas vera est oestimare se nihil esse: La vera umilità è che l’uomo si stimi essere niente.2 E san Bernardo dice ne’Gradi della umilità: Humilitas est virtus, qua homo, verissima sui cognitione, sibi ipsi vilescit: L’umilità è una virtù per la quale l’uomo, con verissimo conoscimento di sé, diventa vile a sé

  1. Ediz. 95 e 25: e più giù degli altri.
  2. Le stesse: Vera umiltà è stimare sè medesimo esser nulla.