ti, coll’angosce, coll’amaritudini, co’ ferri, col fuoco martoriati, e alla fine con dolori, con paura morendo, e con dubi di bene capitare coll’anima. La misera carne è messa sotterra a essere pasto de’ puzzolenti vermini; sanza coloro che muoiono di mala morte, le cui carni sono divorate da’ lupi e da’ cani e da’ pesci e dagli uccelli rapaci. Ma pure mentre ch’egli vive, quanto è egli vile? Onde la Scrittura dice, che la vita nostra è più vile che ’l fango; anzi, un sacco di sterco e di sozzurra. Onde il profeta Michea dicea: Nel mezzo di te è la cagione della tua umiltà. E di questa miseria parla il savio Ecclesiastico e dice: Cum mortuus fuerit homo, hoereditabit serpentes, bestias et vermes: Quando l’uomo sarà morto, il suo ereditaggio saranno i serpenti e le bestie e’ vermini.1 La seconda cosa che dice san Tommaso ch’è utile a sanare la superbia, è considerare l’eccellenzia della Sua Maestade; la cui sapienzia tutte le cose vede; al cui provvidenza tutte le cose governa e regge; la cui giustizia tutte le cose punisce e corregge; al cui potenza ogni cosa vince e doma. Come, adunque, sarà l’uomo tanto ardito che si levi contro a Dio per superbia; e non più tosto sarà suggetto alla sua volontà, e con timore e reverenzia il servirà?2 Onde dice santo Iob all’uomo superbo: Quid tumet contra Deum spiritus tuus? perché enfia per superbia contra Dio lo spirito tuo? E in un altro luogo dice: Quis restitit ei, et pacem habuit? Chi è colui che abbia contastato a Dio, e abbia pace? quasi dica: Non è niuno che non ne rimanga col capo rotto; però che chi contra Dio pietra gietta, in capo gli ritorna. E però dicea bene messer san Piero: Humiliamini sub potenti manu Dei: Umiliatevi sotto la potente
- ↑ Abbrevia l'apografo: il suo ereditaggio saranno i vermini, come il latino avea scritto o voluto scrivere: hereditabumnt cum vermes. — Ereditaggio invece di retaggio è, qui ed altrove, ancora nella stampa del primo secolo.
- ↑ Diversamente il Manoscritto, e con minor efficacia: Adunque non sia l'uomo tanto ardito, che si levi contro a Dio per superbia, ma piuttosto sia suggetto alla sua volontà, e con timore e reverenza lo serva.