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218 trattato della superbia.

all’uomo, che l’affetto suo disordina e guasta;1 e quel che si doverrebbe levare in Dio, levandosi in superbia, cade, ed è sottomesso alla misera servitù del vizio. Della quale parla san Gregorio nel libro de’ Morali, e dice: Il vizio della superbia, levando il quore misero sopra gli uomini, il sottomette al vizio; che non può essere più misera né più grave servitù. E però dice la santa Scrittura: Non elevetur cor eius in superbiam: Non si levi il quore dell’uomo in superbia. Anche nuoce la superbia all’uomo, ch’ella toglie all’anima la sua bellezza e la sua formosa figura, la quale è fatta all’immagine di Dio: e ella la2 induce alla immagine del diavolo, come dimostra santo Anselmo nel libro delle Similitudini: imperò che l’anima si trasforma3 secondo ch’ell’ama; e superbia non è altro se none amare quello che ama il diavolo; onde e la figura del diavolo s’imprenta nell’anima, e tante isformate imagini, sozze e stravolte, a quante cose superbamente con vizioso affetto la mente si rivolge e ama. Onde diventa l’anima, di sua natura e per grazia speziosa e bella, tutta enfiata, cieca, travolta, torta; e, brievemente, tutta sua bellezza perdendo, diventa bestiale, mostruosa e brutta. E questo spezialmente interviene quando la superbia nasce del suo contrario: chè, come si dice che ’l parto è parto mostruoso quando non è secondo sua natura, come se una donna partorisse un toro (come dicono le favole de’ poeti di quella reina Pasife che partorì il Minotauro, che era mezzo uomo e mezzo toro); o vero quando il parto, o uomo o bestia che fosse, avesse più capi o più membra, e non l’avesse nel luogo suo; così la superbia, che molte volte nasce del suo contrario, e non del suo simile, cioè delle virtudi e delle grazie date da Dio, delle quali l’uomo diventa superbo e la mente diventa quasi come un toro. La qual cosa vieta il savio

  1. Le antiche sopra citate: disordinato il guasta.
  2. Il la, soppresso nei Manoscritti seguiti dagli Accademici ed anche nel nostro, è nelle edizioni del primo secolo e del Salviati.
  3. Ediz. 95 e 85: trasfigura (o transfigura).