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212 trattato della superbia.

quanto la testa alta dopo il peccato, del quale l'uomo si dovrebbe vergognare e umiliarsi.


Qui si dimostra quali sono i segni che Dio abbia in odio la superbia.


Segni molti dell’odio di Dio contro alla superbia si truovano nella santa Scrittura. In prima sono le molte minacce1 che Dio fa contro a’ superbi. Onde dice Ieremia profeta, in persona di Dio: Ecce ego ad te, superbe, dicit Dominus exercituum: venit dies tuus, tempus visitationis; et cadet superbus et corruet, et non erit qui suscitet eum: Ecco che Dio dice a te, superbo: verrà il dì tuo, e ’l tempo della visitazione tua; e caderà il superbo e rovinerà, e non sarà chi lo rilevi. E santo Iob, parlando de’ superbi, dice: Si ascenderit in coelum superbia eius, et caput eius nubes tetigerit, quasi sterquilinium in fine perdetur: Se sârrà2 in cielo la superbia e il capo suo toccherà i nuvoli, finalmente come uno letame si disfarà e perderà. Onde Isaia, in persona di Dio,3 dicea minacciando: Voe coronoe superbioe: Guai alla corona della superbia. E in più altri luoghi della Scrittura terribilmente gli minaccia Iddio, a dare a intendere in quanto odio egli abbia la superbia. Il secondo segno che Dio abbia in odio i superbi, si è che sottrae e toglie loro l’aiuto della grazia sua. Ed è cosa molto giusta e ragionevole: però che, come agli umili dà la grazia perché riferiscono ogni gloria in Dio, dicendo col Profeta: Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam: Non a noi, Signore, non a noi, ma al nome tuo dà la gloria;

  1. L'edizione del quattrocento: gli molti minacci. E minaccio per minaccia era in quei di più che mai vocabolo in corso; onde, tra gli altri, lo storico Cavalcanti: «A ogni terzo dì mutava patti a Meo, con minacci sì crudeli, che Meo faceva paziente ad ogni disonestà.» Seconda storia, cap. 76.
  2. Stiamo cogli editori del 25, che soli intesero la convenienza di raddoppiare in questa voce la lettera r.
  3. Ediz. 95 e 85: per parte di Dio.