per la cella e intorno di lui, facendone beffe e strazio, dicevano: – O
monaco, monaco, che poco è1 salivi in cielo, come se’ caduto e rovinato e vilmente abbatutto, chè volesti fare cosa che a uno dimonio2 non sofferse il quore di patire! Non potrai mai apparire tra gente né levare gli occhi a cielo. – Ritornando il monaco a sé medesimo, compunto e dolente, pianse e confessò il suo peccato, e Dio gli perdonò; e rimase umiliato, il quale prima era superbo, dicendo col Salmista: Humiliatus sun usquequaque, Domine; vivifica me secundum verbum tuum: Io sono umiliato da ogni parte; vivificami tu, Signore, secondo la tua parola. Non solamente ha Iddio a vile e in dispregio la superbia, ma egli l’ha in grande odio. Onde dice il savio Ecclesiastico: Odibilis est coram Deo et hominibus superbia: La superbia è odiosa a Dio e agli uomini. Ed è questo odio molto invecchiato; e però non agevolmente si placa3 o si toglie: chè come cominciò la superbia, incominciò l’odio di Dio contro a lei; come dicea quella santa donna Iudit: Superbi ab initio non placuerunt tibi; sed humilium et mansuetorum tibi placuit deprecatio. Parlando a Dio, dicea la donna santa: Infino al cominciamento del mondo, mai non ti piacquono i superbi; ma sempre ti piacque il priego degli umili e de’ mansueti. E avvegna che molte sieno le cagioni di questo odio, delle quali è già detto, tra l’altre è una speziale cagione: e questa è dessa,4 che il superbo non si vergogna del peccato suo; anzi, ch’è peggio, che spesse volte se ne vanta e loda; ch’ è una cosa che molto spiace a Dio. Onde santo Agostino dice: Niuna cosa dispiace tanto a Dio,
- ↑ Perchè gli antichi scrivevano poche (onde gli editori del 25 stamparono poch'è), perciò il copista delle Murate e lo stampatore del primo secolo agevolmente scambiavanlo in poi che.
- ↑ Così, e non senza efficacia il Manoscritto; ma in tutte le stampe: un (o uno) di noi.
- ↑ Nel Testo: si pacifica.
- ↑ Così il Codice nostro; ed è varietà notevole per l'uso di questo pronome, benchè qui posto oziosamente.