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204 | trattato della superbia. |
a delicto maximo; però ch'è 'l primo e 'l principale, e dal quale gli altri si dirivano. Onde santo Agostino, scrivendo a uno conte una pistola, dice: Della superbia nascono le resie, le cisme,1 le detrazioni, le ’nvidie, l’ire, le risse, le contenzioni, l’animositadi,2 l’ambizioni, le presunzioni, le brighe, li spergiuri; e molti altri vizi nomina, i quali non si pongono qui per dire più breve, e più innanzi si dirà di ciascuno nel luogo suo. E san Gregorio, nel libro de’ Morali, sponendo quella parola di santo Iob: Exhortationem ducum, et ululatum exercitus, dice: la superbia è regina de’ vizi, etc.;3 e aggiungne: Radice d’ogni male è la superbia; della quale la Scrittura dice: Principio d’ogni peccato è la superbia. E le prime sue figliuole sono i sette vizi principali, i quali della velenosa radice della superbia nascono: cioè la vanagloria, la ’nvidia, l’avarizia, la gola, l’ira, l’accidia4 e la lussuria. E un poco più oltre dice, che ciascuno de’ sette vizi principali arma contro a noi el suo essercito di vizi che nascono di loro; e nóminagli a uno a uno: e poi dimostra, come gli sette vizi principali nascono l’uno dall’altro. E come ciò sia, e come di ciascuno ne nascono molti altri, non si dice qui, ma diràssi nel luogo suo. Amen.
CAPITOLO QUINTO.
Dove si dimostra la gravezza della superbia, e la molta sua offensione; e come Iddio l'ha in odio.
La quinta cosa che si dee dire della superbia, si è della sua gravezza, e della molta sua offensione. Mostrasi la gravezza della superbia per tanto, che, come dice santo Agostino, sponendo quella parola dell’Ecclesiastico: Initium superbioe apostatare a Deo; quoniam ab eo qui fecit illum, recessit