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elogio di iacopo passavanti. XV

tri benefici fece a favore di quella e del convento. Fu ancora in tanto concetto e stima di Fra Angelo degli Acciaioli domenicano, allora vescovo di Firenze,1 che sopra ogni altro lo prescelse per vicario di tutta la Diocesi fiorentina, nella quale dignità esercitò il decoroso ufficio commessogli con piena soddisfazione e universale gradimento. Compose la tanto nominata, dottissima e di lingua purgatissima opera, detta Lo Specchio di Penitenza. Fu questa dal Passavanti scritta prima in latino idioma, e di poi, a comune utilità, dal medesimo volgarizzata. Di questo tratto cosi universalmente commendato, servirà il solo testimonio dei Deputati alla nuova edizione del Decamerone del Boccaccio falla nel 1573, i quali cosi giudicarono: Ma nell'età più bassa fu un maestro Iacopo Passavanti, frate di Santa Maria Novella, più giovane del Boccaccio dieci anni; il quale dopo l'anno 1333, cioè in tempo che furono scritte queste Novelle, mandò fuori in lingua latina un Trattato della Penitenza, ed egli medesimo lo recò in volgare, ma in modo che si conosce maneggiato dal proprio Autore: e si mostra per lo più anzi composto, che tradotto, essendo dal medesimo maestro e padrone dell'uno e dell'altro maneggiato. Or costui fra gli altri pare a noi assai puro, leggiadro, copioso e vicino allo stile del Boccaccio. Fu predicatore molto grazioso, e nello stile suo così facile e

    del convento, si legge facesse dipingere tutta la cappella maggiore da Andrea di Gione Orgagna. x 1

    1. Abbiamo dai sopra mentovati Monumenti raccolti dal P. Ildefonso (tom. IX, pag 446) che un Turino Baldesi, del popolo di s. Pancrazio, lasciò per testamento, nel 1348, lire mille per far dipingere nella Chiesa di Santa Maria Novella tutta l'istoria del Testamento vecchio; e più fiorini trecento d'oro per costruire la maggior parte della chiesa, che risponde alla Piazza nuova; nominando ad esecutore testamentario frate Iacopo Passavanti. Vedesi anche la Prefazione degli accademici, pag. VI. Potrebbe qui aggiungersi, che allo zelo di questo religioso, per tanti rispetti insigne, si debbono principalmente le pitture della cappella Strozzi ch'è nella testata a destra di essa chiesa; quelle dell'antico capitolo oggi detto il Cappellone degli Spagnuoli; il principio della facciata della chiesa, con le tre porte e loro ornamento. Intorno alle quali opere d'are, altre particolarità si leggono nelle Memorie dei più insigni pittori, scultori e architetti domenicani, del P. Vincenzo Marchese (seconda edizione; Firenze, coi tipi del Le Monnier, 1834, in 18), Volume I, pag. 120 e seg.

  1. Frate Angelo degli Acciaioli passò dal vescovado dell'Aquila a questo di Firenze l'anno 1342. Di questo insigne prelato x 1 scrisse la vita Fra Giovanni Carli, la quale fu pubblicata colle stampe da Leandro Alberti
    1. È il celebre vescovo Acciajuoli, che condusse una delle tre congiure per le quali fu cacciato da Firenze il Duca d'Aleno