Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/228

200 trattato della superbia.

che giudichi altrui? Il secondo male che inchiude questa superbia, è il fare mostra di sé: la qual cosa quanto sia vana, si manifesta per quello ch’è detto di sopra, e più innanzi se ne dirà. Contro a ciò parla Iesu Cristo nel Vangelo, e dice: Attendite ne iustitiam vestram faciatis coram hominibus ut videamini ab eis: Guardatevi di fare la giustizia, cioè l’opere giuste e buone, innanzi agli uomini per essere veduti da loro. E in un altro luogo, contro a coloro che fanno mostra delle loro opere, dicea: Amen dico vobis, receperunt mercedem suam: In verità, vi dico che egli hanno ricevuto la loro mercede; quasi dica: Non aspettino altra mercede da Dio dell’opere ch’ e’ fanno per essere veduti; chè l’essere veduti è la mercè loro.


Qui si pone un'altra distinzione della suberbia, la quale si distingue per dodici gradi.


Un’altra distinzione pone san Bernardo della superbia nel libro de’ Dodici gradi dell’umiltà; e dice che dodici sono i gradi della superbia. Il primo si è curiosità, ch’è una disordinata vaghezza di sapere, udendo, vedendo e sperimentando1 cose disutili, vane e non necessarie. Il secondo grado è levità di mente, la quale si dimostra nelle parole superchievole2 e vane, e ne’ reggimenti dissoluti e leggieri. Il terzo grado è inetta letizia, cioè letizia sconcia e disdicevole, la quale si dimostra nel riso e negli atti incompositi e disonesti. Il quarto grado è ingiattanza,3 cioè vantarsi, lodandosi vanamente. Il quinto grado si è singularità, quando la persona fa alcuna cosa di vista o d’apparenza singularmente oltre agli altri atti. Il sesto si è arroganza, per la quale l’uomo si tiene e crede

  1. Ediz. 25: spermentando; e il Manoscritto, erroneamente: remirando.
  2. Ediz. 95: superflue.
  3. Così nel nostro Testo. E le edizioni: 95: iniaetantia; 85 e 25: iniattanza (o injattanza). Voce, sotto alcuna di tal forme, non registrata dalla Crusca.