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capitolo secondo. 191

bianti, quali con disideroso diletto e quali1 colle promesse larghe, sotto nome di ligittimo matrimonio, al loro abbominevole adultèro, del quale è nata e continovamente nasce quella generazione adultera de’ crudeli e scostumati vizi, che tutto il mondo ha già corrotto e guasto. Nasce ancora la superbia nell’uomo da’ beni della grazia. Beni naturali sono o nel corpo o nell’anima, o comune all’uno e all’altro.2 Nel corpo sì com’è sanità, fortezza, allegrezza, bellezza, nobilità, libertà, essere destro e accorto, bene costumato, giocondo, bello parlatore, avvenente, bene complessionato, piacente, orrevole, appariscente e adorno. Beni naturali dell’anima sono: nobile ingegno collo intelletto sottile, buona memoria, naturale disposizione e attitudine alle vertudi, alle scienze, all’arti; senno, avvedimento, discrezione, prudenza, solerzia, buono giudicio; sapere bene eleggere e prendere il migliore partito, buona immaginativa, buona apprensiva,3 buona riminiscenzia, buona ritenitiva, essere sollecito e studioso. Beni della fortuna sono le cose che sono fuori di noi, che non sono in podestà dell’uomo, e possonsi perdere, o voglia altri o no: come sono le ricchezze, le delizie, gli stati,le degnitadi, la fama, l’onore, la grazia umana, la gloria mondana. I beni della grazia sono: la grazia di Dio, colla carità, coll’umiltà e coll’atre virtudi; la sapienza col dono della profezia, delle lingue, del fare miracoli, cogli altri doni dello Spirito Santo. Di tutti questi beni nasce spesse volte la superbia; chè l’uomo sentendosi avere alcuna bontade, e non riconoscendola da Dio umilmente, dal quale è ogni bene, se ne leva in superbia, imputando quella cotale bontade alla sua propia virtude e a suo merito, vantandosene, riputando di dovere esserne

  1. Ediz. 95 e 85: et alcuni.
  2. Così nei testi a penna ed impressi; onde fa d'uopo interpretare: all'una cosa ed all'altra.
  3. É forse errore del copista delle Murate: apprensura.