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186 | distinzione quinta — cap. vii. |
Qui si dimostra di quali peccati si dee altri confessare; e cominciasi il trattato de' vizi principali, e di quelli che nascono da loro.
Da poi che abbiamo veduto che del peccato originale non si dee altri confessare, e come de’ veniali e di quelli che fossono dubi debba l’uomo fare; resta ora a vedere quello che principalmente promettemmo di sopra nel settimo capitolo della confessione, cioè di quali peccati si dee l’uomo confessare. Dove è da sapere che, secondo che dicono i dottori santi, i peccati mortali son quegli che si debbono confessare, non pur generalmente, ma ciascuno spezialmente e distintamente, colle circustanze e con quelle condizioni le quali dicemmo ordinatamente di sopra. E acciò che questo si possa e sappia ben fare, mosteremmo qui appresso per ordine, quali e quanti sono i vizi e’ peccati mortali principali, e quegli che nascono e discendono da loro; e che modo e che ordine dee tenere la persona che si confessa. Dove è da sapere, che alcuni dottori dicono che sette sono i vizi principali:1 alcuni altrí dicono che sono otto. Coloro che dicono che sono sette, non contano la superbia tra vizi capitali e principali. Coloro che dicono che sono otto, sì la contano; e ciascuno dice bene secondo diversi rispetti. Onde san Tommaso, volendo accordare la differenza che pare che sia tra’ dottori, dice che la superbia, della quale è la quistione, si puote in due modi considerare. L’uno si è in quanto ell’è uno speziale vizio per sé medesimo, distinto dagli altri: e in questo modo è uno de’ vizi principali e capitali, dal quale2 nascono tutti gli altri vizi; e secondo questa considerazione prendendo la superbia nel numero de’ vizi principali, sono otto.3 L’altro modo, si può considerare la superbia in quanto