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distinzione quinta — cap. vii. |
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scienza d’alcuno peccato mortale, del quale egli si debba confessare; e ’l prete gli dee credere e riceverlo alla comunione. E dicono che la ’ntenzione della Chiesa non è d’obbrigare al comandamento, se non chi ha peccato mortale. Onde se si trovasse, per ispeziale grazia di Dio, alcuna persona che non avesse peccato mortale né veniale, come fu la Vergine Maria, certa cosa è che non sarebbe tenuta a quel cotale comandamento. Avvenga che questo secondo detto, sia detto bene1 e sottilmente, tuttavia a me piace più il primo, come più sicuro; e spezialmente per lo dubio che l’uomo puote avere s’egli è in peccato mortale o no: chè spesse volte crede l’uomo essere sanza peccato mortale, ch’egli non ne sarà netto; e spezialmente di quegli che sono occulti nel quore, ne’ desideri e negli effetti mentali, dentro de’ quali si truovano2 pochi buoni discernitori, e che bene se ne sappiano guardare. Onde il Profeta pregava Iddio, e dicea: Ab occultis meis munda me, Domine, et ab alienis parce servo tuo: Signore, mondami da’ peccati occulti, e degli3 altrui perdona al servo tuo. E intende i peccati altrui quegli di che altri fosse, o per male essemplo o per alcun altro modo, cagione altrui. E certa cosa è, secondo la sentenza de’ dottori, che dei dubi peccati, cioè di quegli che atri dubita che non sieno mortali, l’uomo è tenuto di confessargli, e sarebbe peccato mortale non confessargli. Non dee però la persona che si confessa dei peccati dubi, affermare che sieno mortali; ma dee dire il fatto come fu, e lasciare al giudicio del prete, che ’l discerna se quello fu peccato mortale o veniale. Con ciò sia cosa, adunque, che l’uomo sia tenuto confessare i peccati dubi, e malagevole cosa sia a conoscergli per certo (s’altri
- ↑ Nel Manoscritto: sia detto di bene; e chi conosca altri esempi dell'avverbio composto di bene nelle veci del semplice bene, potrà questo pure accompagnarvi.
- ↑ Nel Codice: si truova.
- ↑ Ediz. 95 e 85: dagli.