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distinzione quinta — cap. vii. |
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cioè che agevolmente si perdona, imperò che non toglie la grazia e la carità di Dio e del prossimo, che è cagione di rimessione e di perdono, anzi con essa sta nell’anima: il cui contrario fa il peccato mortale, e però non ha luogo né cagione di perdono; con ciò sia cosa egli schiuda dell’anima la grazia e la carità, senza la quale non si dà perdono. Ma il peccato veniale non schiude e non ispegne l’amore e la carità dell’ultimo fine, cioè Iddio; e non si posa la volontà perversamente, amando le creature che sono al fine, come s’elle fossono l’ultimo fine: avvegna che un poco soprastìa, dimorando in loro per amore1 più che non è bisogno per pervenire, secondo che sono ordinate, all’ultimo fine. E quello cotale soperchio col quale sta la ’ntenzione e l’amore dell’ultimo fine, si chiama peccato veniale. E tante volte si commette, quante l’anima più, che non è mestiere, con vaghezza e soperchievole piacere dimora nelle creature, amandole: nientemeno, conservando sempre principalmente l’amore e la carità del Creatore, il quale è l’ultimo fine,2 non ischiude e non ispegne l’amore e la carità sua, cioè di Dio: il quale è benedetto in secula seculorum, amen.
3Avvegna che mostrato sia secondo la dottrina de’ santi dottori qual è peccato mortale e quale veniale, e la differenza ch’è tra l’uno e l’altro; tuttavia, imperò che la materia è malagevole ad intendere, non solo a’ laici che sono sanza lettera (per li quali spezialmente si fa questo libro), ma eziandio a’ cherici letterati; qui appresso porremo uno esemplo, ovvero una similitudine e parabola, per la quale si darà meglio ad inten-
- ↑ Nel Manoscritto: dimorando il loro amore.
- ↑ Mancano le seguenti e assai legittime parole (conchiudendo il periodo et è benedetto ec.) nelle edizioni del 95 e del 25.
- ↑ Nel Codice delle Murate non leggesi il pezzetto che segue sino al termine di questo paragrafo. Esso è da noi lasciato sussistere per ovviare ad ogni pretesto di chiamar mutila la nostra edizione; comecchè in esso promettasi un esemplo o parabola, che in tutto il libro, comìè a noi parso, non si rinviene.