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distinzione quinta — cap. vii. |
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tri pone nelle creature, tanto altri scema dell’amore del Creatore, nel quale si dee porre tutto l’amore. Siccome interviene se alcuno vasello pieno d’alcuno licore, abbia alcuno foro per lo quale esca o trapeli di quello cotale licore, tanto quanto n’esce, iscema della plenitudine del vasello; così quanto si pone dell’amore alle cose non lecite, tanto scema l’amore di Dio; e tanto ne potrebbe uscire a poco a poco, o per un foro o per più, che non ve ne rimarrebbe niente, e ’l vasello rimarrebbe vôto. Così è dell’amore di Dio. E però si vogliono riturare i fori del quore, che sono i sentimenti e gl’intendimenti e gli affetti che s’aprono a’ piaceri delle creature. Onde il venerabile dottore
Massimo dice, esponendo questo passo: La legge ci ammaestra che amiamo Iddio con tutto il quore e con tutta l’anima e con tutta la mente, acciò che ci ritragga dall’amore della gloria mondana,1 e delle ricchezze e della carne. E la Chiosa spone, che s’ami Iddio con tutto il quore, cioè con tutto lo ’ntendimento; con tutta l’anima, coè con tutta la volontà; con tutta la mente, cioè con tutta la memoria, in tal guisa che l’uomo non voglia né senta né ricordisi di cosa contraria a Dio. Con tutto il quore si dee, dunque, amare Iddio, cioè con tutto lo ’ntendimento, sanza errore; con tutta l’anima, cioè con tutta la volontà, sanza contraddizione; con tutta la mente, cioè con tutta la memoria, sanza dimenticanza. E aggiúgnevisi a questo comandamento: con tutte le forze tue; dove si dà ad intendere, che ad amare Iddio, come detto è, l’uomo si dee isforzare con tutto suo potere; e a ciò dare istudiosa opera con diligenza e sollecitudine, non tiepidamente e mollemente, ma ferventemente. Il secondo comandamento si è dell’amore e della carità del prossimo, quando si dice: Ama il prossimo tuo come te medesimo. Sopra la quale parola dice santo Agostino, che l’uomo dee amare sé medesimo in tre
- ↑ Così nelle stampe del 95 e dell'85. Nell'altra e nel Testo: delle cose mondane.