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148 distinzione quinta — cap. vi.

CAPITOLO SESTO.


Dove si dimostra come si dee fare la confessione, e quante cose si richieggiono acci che bene si faccia.


La sesta cosa che séguita a dire, si è come si dee fare la confessione, e quante cose si richieggiono acciò che ben si faccia. Dicono alcuni maestri,1 che sono dodici cose. San Tommaso dice che sono sedici, ovvero diciessette:2 e contengonsi incerti versi, e’ quali egli ordinatamente spone nel quarto libro delle Sentenzie. Onde, seguitando lui, porremo qui quegli versi, e sporrêngli stesamente, ispiegando quello ch’egli brievemente dice:

Sit simplex, humilis confessio, pura, fidelis
Atque vera, frequens, nuda, discreta, libens, verecunda,
Integra, secreta, lacrimabilis, accelerata,
Fortis et accusans, et sit parere parata.

Comprendono questi versi tutte le condizioni che dee avere la confessione, e in quanto ella è atto di virtù, e in quanto ell’è sagramento. E alcune cose di quelle si richieggiono di necessità, e alcune sono a perfezione. In prima si dice: Sit simplex. Dice che la confessione sia semplice, cioè a dire sanza piega sia spiegata:3 non abbia duplicità né involgimento di parole che nascondono il peccato, né abbia la persona che si confessa corrotta intenzione che la pieghi dalla dirittura e dalla verità; ma semplicemente intenda di confessarsi e d’accusarsi, e di correggere i suoi peccati. Così fece il santo re David, il qual disse a Natan profeta, il

  1. Il nostro Testo, ciu niuna stampa seconda: Dicono i maestri.
  2. Persino gli editori del 25 prescesero: dicessette. Ma i grammatici si consolino, perchè ancora la stampa del primo secolo ha: diciasepte.
  3. Così il nostro Codice, e ne' suoi leggeva il Salviati: sanza pieghe sia ispiegata.