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distinzione quinta — cap. iv. 127

Qui si dimostra come il prete confessoro dee avere, colla scienzia, discrezione, e spezialmente in quattro cose


Tra l’altre cose che spezialmente conviene che abbia il confessoro, si è iscienza con discrezione. Dee avere scienza e senno molto eccellentemente, o almeno molto convenevolmente; e tanta quanta è necessaria1 all’esecuzione dell’ordine. Onde, in quanto ha a dire la messa e l’altro divino uficio, è tenuto di sapere tanta gramatica che sappia bene profferire le parole e bene accentuare, e spezialmente le parole sagramentali; e anche ch’egli intenda quello che dice e legge, almeno secondo la lettera. Onde, in quanto egli è ministro de’ sagramenti, dee sapere quale è la debita materia di ciascuno sagramento, e quale è la debita forma e ’l modo come si debbono i sagramenti dispensare. In quanto egli è dottore, dee sapere almeno quali sono gli articoli della Fede, i sagramenti della Chiesa, i comandamenti della Legge. In quanto egli è giudice della conscienza, dê sapere distinguere e discernere tra peccato e peccato. E questo è quello che si disse di sopra, ch’egli dovea avere2 iscienzia con discrezione; imperò ch’egli dee avere discrezione in quattro cose in verso il peccatore che si confessa. In prima, dee sapere discernere l’uno peccato dall’altro,3 quale sia grave e quale sia leggiere, e qual più grave; qual sia veniale e quale mortale. Dee sapere discernere e conoscere anche quali sono le cagioni del peccato, per insegnarle confessare e schifare: chè alcuno peccato si commette per ignoranza; e tale ignoranza talvolta non iscusa e non rileva il peccato,4 anzi l’aggrava: alcuno per certa malizia, alcuno per temenza, alcuno per vio-

  1. Nel testo: è necessità.
  2. Abbrevia il Manoscritto: è quello che si dice avere ec.
  3. Ediz. 95 e 85: discernere i peccati l'uno dall'altro.
  4. Lodevole lezione del nostro Manoscritto.