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distinzione quinta — cap. iv. |
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da cielo una colomba bianca come neve, e messo il becco nel calice, tutto il sangue si bevve, e, veggendola il prete, anche tolse l’ostia sacrata d’in sull’altare, e volò via. Il prete tutto stupefatto,1 e non sappiendo bene quello che in tale caso fare si dovesse, pure temendo vergogna se ’l fatto si palesasse, procedette innanzi coll’officio in sino alla fine della messa, facendo vista di comunicarsi. E come ardito e prosontuoso, non volendo il fallo suo manifestare, celebrò la seconda e la terza messa, come s’usa di fare il dì di cotale pasqua. E in ciascuna messa, non volendo Iddio che prendesse il santo sagramento colla immonda e brutta coscienza, la colomba fece come avea fatto nella prima, portandone via il venerabile sagramento. Compiuto tutto l’officio, il prete venne ripensando il peccato suo e l’miracolo intervenuto; e compunto, andò a uno abate dell’Ordine di Cestella, e confessato il peccato suo con molte lagrime, contò el miracolo ch’era avvenuto. L’abate veggendo la contrizione del prete, con altre cose, gl’ingiunse per penitenzia, che dovesse dire la messa del Natale, la quale egli avea tre volte mal detta. La qual cosa facendo il prete con gran timore e con molto pianto, quando venne a dire le parole della consagrazione sopra l’ostia e sopra il calice, innanzi che le profferesse, la colomba bianca venne in su l’altare con tre ostie in becco, le quali ponendo in sul corporale, versò nel calice, traendosi del gozzo tutto il licore del sangue il quale beuto avea in tutte e tre le messe. Comunicòssi il prete con una di quelle ostie, e bevve parte del sangue, riservando il rimanente in testimonianza del miracolo.2 E tornando pieno di letizia al suo confessoro, e narrando tutto ciò che avvenuto gli era, domandò umilmente d’essere ricevuto all’Ordine; e esaldito, abbandonò il mondo e prese l’abito della santa Religione, dove, santamente vivendo, finì i dì della vita sua.
- ↑ Le precedenti edizioni: stordito.
- ↑ L'antica stampa: del bel miracolo.