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122 distinzione quinta — cap. iv.

chiese parrocchiali debbono, di licenzia del vescovo, generale o speziale, tacita o spressa, confessarsi l’uno prete dall’altro, o che sieno in una medesima chiesa beneficiati o cappellani, o sieno rettori o cappellani in diverse chiese; e non hanno maggiore autoritade di potersi assolvere insieme, che abbiano i preti parrocchiani sopra i loro sudditi laici, se non per ispeziale commessione del vescovo. I monaci, canonici, frati, religiosi di qualunche abito o religione, si debbono confessare da loro prelati, o l’uno dall’altro della loro licenzia,1 e prosciogliere de’ peccati in quanto i detti prelati commettono loro. E’ prelati possono prosciogliere, e commettere gli altri loro sudditi, quanto si concede loro per loro regula che sia approvata dalla Chiesa, o per ispeziale privilegio di papa o di legato che abbia sopra di loro autoritade, o di licenzia d’arcivescovi o di vescovi a’ quali sieno suggetti. Monache di monisteri che sono suggette a’ vescovi, si debbono confessare da quegli confessori che concedono loro i vescovi, o sieno cappellani mansionari2 del continovo o altri, a’ quali spezialmente commettano i vescovi che le possano udire; o altri che le badesse de’ monasteri, di licenzia de’ vescovi, per loro e per loro suore possano chiamare, una volta o più. Quelle che sono suggette a’ monaci o ad altri religiosi,3 agli abati o a ’ prelati di quelle cotali religioni, o a cui si concedessono, si possono confessare. I romiti e le romite si confessono a’ preti nelle cui parrocchie hanno i loro romitorii, o ad altri, per commessione de’ vescovi loro. Il papa puote eleggere per confessoro chiunch’egli vuole. I cardinali, se sono legati, somigliantemente possono eleggere confessoro: se sono nella corte, si debbono confessare dal papa o dal penitenziere, o di licenzia del papa

  1. Così nel Testo e in tutte le stampe: ma sembra che sin ab antico fosse stato qui omesso a tenore, o simil cosa.
  2. Così, e non mansionati (che il Vocabolario non registra), leggono ancora il Salviati e gli editori del secolo XV.
  3. Avvertiamo di aver qui seguita la lezione, sopra tutte più chiara, della stampa del 25.