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distinzione quinta. - cap. i. 97

sponendo la sua diffinizione, che è la prima cosa che proponemma di dire della confessione.


CAPITOLO SECONDO.


Dove si dimostra da cui fu ordinata la confessione, e quando; e che più modi sono di confessare i peccati.


La seconda cosa che si dee dire della confessione, si è da cui e quando fu ordinata. Dove si dee sapere, che in quattro modi può il peccatore confessare il peccato suo. L’uno modo si è confessarlo nel suo quore a Dio, e rendersi in colpa d’averlo offeso, e chiedergli perdonanza e mercede; sì come dice il profeta Isaia: Recogitabo tibi omnes annos meos in amaritudine animoe meoe: Io ripenserò davanti a te tutti gli anni miei in amaritudine dell’anima mia. E santo David: Tibi dixit cor meum: A te, Iddio, disse il quor mio. E più espressamente altrove è sposto: Dixi confitebor adversum me iniustiam meam Domino: Io confesserò a Dio contro a me la ingiustizia del peccato mio. E questa confessione è e fu sempre di necessità, e sanza essa non si puote avere salute; chè la legge e la ragione naturale lo comanda. Onde eziandio nel tempo della legge della natura, che fu anzi che si desse la legge iscritta a Moisé, era bisogno di fare questa confessione mentale a Dio, riconoscendo il proprio peccato e dolendosene, come ora è anche bisogno, e fassi nella contrizione. E ch’ella fosse di necessità al tempo della legge della natura, in ciò si dimostra che Adamo e Caino, i quali non eran suggetti ad altra legge, sono ripresi che non confessarono il peccato loro. Il secondo modo che si confessa il peccato, si è in giudicio, quando la persona accusata d’alcuno eccesso, o per altro modo giudiciale, secondo l’ordine della ragione, è presentata dinanzi a ligittimo giudice; e da lui domandata e disaminata, dee confessare la verità, non stante la paura