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distinzione quarta. - cap. ii. | 81 |
si chiama contrizione, alla quale induce il profeta Ioel, dicendo: Scindite corda vestra: Tagliate minutamente col coltello del dolore i vostri quori. E quanto il quore è più rotto e trito di questo dolore, tanto più Iddio l’accetta, e più il salda e méttevi il tesoro e il dono della grazia. Onde il profeta David dice: Cor contritum et humiliatum Deus non despiciet: Il quore contrito e umiliato tu Iddio nollo spregi, anzi l’accetti e vuoi;1 dicendo per la Scrittura tua: Fili, proebe mihi cor tuum: Figliolo, dammi il quore tuo. Il quore tuo non è tuo, in mentre che v’è l’affetto del peccato; anzi è del diavolo, che ’l possiede collo affetto della sua malizia; e allora Iddio lo spregia: ma quando l’affetto del peccato si toglie via, che ’l fa il dolore della contrizione, allora racquisti tu il quore tuo, e allora Iddio l’accetta e vuole. Ma è da notare che nome ogni dolore che l’uomo ha del peccato, è contrizione. Onde dicono i Santi, ch’egli è differenza tra contrizione e attrizione. Contrizione è il dolore perfetto e volontario, che nasce dall’amore della caritade di Dio, del quale abbiamo detto: attrizione è un dolore manco, iscemo e imperfetto, il quale viene da servile timore, per lo quale l’uomo teme pena, o di non perdere2 premio; o nasce da sì tiepido e difettuoso amore, che non agguaglia la misura della gravezza del peccato. E questo mostra la significazione de’ nomi: chè, come contrizione dice uno tritamento minuto, quanto a tutte le parti insieme, fatto perfettamente, non rimanendo veruna intera né salda; la qual cosa fa il dolore intimo e ’l dispiacere perfetto del peccato: così attrizione dice uno rompimento in grosse parti non perfettamente trite; la qual cosa fa il dolore e ’l dispiacere del peccato difettuoso e imperfetto. E tale attrizione d’imperfetto dolore non conduce a salute.
Leggesi scritto da Cesario, che fu un cherico, grande