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78 distinzione quarta. - cap. i.

quando disse: Potum dabis nobis in lacrymis in mensura: Tu, Signore Iddio, ci darai uno beveraggio di lagrime con misura. A significare che questo dolore sensitivo, per lo quale l’uomo si contrista e piagne, si dee fare con modo e con misura. E puòssi anche intendere questa misura, che risponda alla quantità de’ peccati; chè quanto il peccato è maggiore, maggiore dolore e dispiacere se ne dee avere. Così lo spone santo Gregorio, dicendo: Tanto béa la mente lagrime di compunzione,1 quanto ella conosce d’essere divenuta arida, e partita da Dio per la colpa. E avvegna che sia detto che ’l dolore e la tristizia ch’ è nella parte sensitiva, debba essere con modo e con misura; tuttavia, però che non è in nostra podestà, come è il dolore ch’ è nella volontà e nella ragione, nol possiamo sempre misurare a nostro modo. Onde interviene spesse fiate, che la persona lo vorrebbe avere per dolersi e piagnere i peccati suoi, o per mostrare compassione al prossimo, o per partecipare la passione di Cristo; e non ne puote avere niente. E non però di meno si puote avere nell’affetto2 e nella volontà dentro sofficiente contrizione, e alla fatica del prossimo caritativa compassione, e della passione di Cristo meritorio sentimento e partecipazione. Anzi inteviene molte volte, che quanto meno n’ ha di fuori, più n’ ha dentro; e quanto di fuori n’ha più, dentro meno ne rimane. E così somigliantemente abbonda nella parte sensitiva di fuori più dolore e più lagrime, che altri spesse volte non vorrebbe; onde non è da imputare in sé a difetto il non averle,3 né a colpa averne troppo: se non fosse ch’altri già desse o all’uno o all’altro tal cagione la qual fosse o con difetto o con colpa. E che il troppo dolore, al modo ch’io lo

  1. Il nostro Testo: Tanto dea la mente lagrime di contrizione.
  2. Effetto per affetto è idiotismo o scambio frequente nel nostro Manoscritto.
  3. Il nostro Codice: non è da imputare in sè il difetto di non averle.