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   64 libro ottavo

malattia ordinaria, nè si tenne più conto dell’assertiva dello Spanò. Indi a pochi giorni però vennero a morte l’un dopo l’altro i parenti del Lombardo, cioè la madre, la moglie, ed un figlio; il che mise una gran paura negli animi di tutti. Ed il medico di Villa S. Giovanni, ch’era il reggino Antonino Zangàri, accertatosi che costoro eran morti di peste, nè volendo contuttociò accrescer terrore agli abitanti facendo pubblica la trista verità, comunicò il tutto al parroco Francesco Greco, e di accordo scrissero ogni particolarità al Governatore. Il quale dispose senza indugio che il giorno appresso si recassero a Villa S. Giovanni i due nostri medici Francesco Marrari, e Saverio Fucetola, a prender minuta informazione di ogni cosa. Ed andativi detto fatto, conferirono col Zangari, e tutti e tre si diressero alla casa del Lombardo, dove trovarono altri due ammalati, l’uno col bubone, l’altro colle petecchie; i quali poco stante morirono. Il Zangari che aveva celato con accorta prudenza la verità al pubblico, la disse intera al Fucetola; il quale a que’ tempi aveva fama tra i più dotti e sperimentati medici del Regno. Ma fra costui ed il Marrari non era medesimo il parere. Onde ritornati a Reggio, il Fucetola sosteneva con certezza che i Lombardo erano trapassati di peste, sosteneva all’incontro il Marrari che peste non era. Tra queste discrepanze intanto continuava attivo il traffico occulto tra Reggio e Villa S. Giovanni, ed i parenti del Lombardo eran venuti sempre a Reggio a comprar le medicine per gl’infermi. Da ultimo però il governatore, ed i sindaci Giuseppe Genoese ed Antonio Melissari, determinatisi di operar con energia, per far che il morbo si contenesse solo a Villa S. Giovanni, dettero ordine che al tocco della mezza notte duecento Svizzeri, e più che tremila cittadini armati stessero pronti alla partenza. Si pose capo a’ medesimi il Ferri, e la mattina seguente, che fu il ventitrè di giugno, gli abitatori di Villa S. Giovanni si videro circuiti, ed impediti di uscire del lor paese. Dapprima cercarono di far rumore, ed aprirsi la via; ma li tenne in riguardo la milizia svizzera e paesana, che li esortò a starsi tranquilli, e non far pazzie.

Dell’operato de’ Reggini contro i suoi vassalli forte si querelò il duca di Bagnara Carlo Ruffo, sostenendo che non v’era peste in quel suo tenimento, ma che questa prendeva forma nell’alterata fantasia de’ Reggini. Per farlo capace si spedirono da Reggio a Villa S. Giovanni altri due medici, uno de’ quali era Giovanni Battista Falcone; e questi o per far cosa accetta al duca, o per contradire al Fucetola, negò l’esistenza del morbo in quella contrada. Contuttociò il cordone intorno al territorio di Villa S. Giovanni era già fatto,