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   60 libro ottavo

cisione del sindaco assai si compianse la popolazione reggina, la quale rimemorando le lodate opere del Monsolino, e la sua fine sciagurata, andava con amarezza esclamando: Cu’ faci beni a Riggiu mori accisu!

III. Il maresciallo Ignazio Termini era il governatore di Reggio nel 1736; il quale ebbe così brusca e superba indole, che a tutti i cittadini divenne odiatissimo ed insopportabile. Di parecchie usanze ed antiche prerogative della città egli cominciò a farsi pubbliche beffe, e talune di esse volle smetterle del tutto. Io ne conterò una, ed è questa. Quando occorrevano nel Duomo o altrove solenni funzioni, che domandavano la presenza del governatore, era inveterato costume che questi dovesse farsi trovare nel portone della sua casa, dove i sindaci si recavano a prenderlo ed accompagnarlo. Al Termini entrò capriccio di non voler farsi trovar giù al luogo consueto; ma pretese che il magistrato municipale andasse su, ed aspettasse l’uscita di lui, non pronta, ma a suo bell’agio. A queste pretensioni si piegarono i sindaci Giuseppe Genoese, Antonino Melissari, e Nicola Romeo: e furono essi i primi a tagliar la radice di quella prerogativa del Comune. Erano già quattro anni dacchè a questa nuova pratica aveva ceduto luogo l’antica; nè i sindaci succeduti a predetti osarono disdirla al Termini, che continuava governatore di Reggio. Solo il sindaco Domenico Sirti voleva nel 1739 sostenere il diritto della città; ma non ebbe appoggio da’ suoi colleghi Gregorio Ferrante e Francesco Neri. Ma nel 1740, venuti al sindacato Domenico Spanò, Carlo Suppa, ed Andrea Musco, si misero in fermo di restituir la solita usanza, nè più comportare l’intrusione della nuova. A questo il maresciallo si accese di forte sdegno, e disse ai Sindaci che avrebbe dato loro risposta, e non tarda.

Era antico a’ sindaci di Reggio l’onorifico titolo di Senatori, loro tollerato da’ Sovrani del Regno, ed apertamente riconosciuto per tutto il decimosettimo secolo. Ora il Termini, per dispettare i Sindaci e la città, tanto brogliò presso il governo, che venne ordine a’ medesimi di non dover più per l’avvenire attribuirsi quel titolo. Il sindaco Spanò non volle darla per vinta, e senza indugio fece via per Napoli a rappresentare al Re i diritti della città, ed i torti del governatore: ed ottenne, a pubblica soddisfazione, che il Termini fosse rimosso dal governo di Reggio. Ma però non potè più ricuperare a’ sindaci l’onorificenza senatoria.

Dentro il detto anno 1740 fu stabilito in Reggio per ordine sovrano un Consolato del commercio, e conceduta alla città la proposta della terna per l’elezione dei tre Consoli, e per quella di un