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torsi dal collo il giogo di Spagna. Il Cardinal Grimani che stava in Roma stimolava fortemente a favor dell’Austria gli esuli napolitani.

Tutto ciò condusse in Napoli allo scoppio di una sedizione (1701) della quale era fomentatore e capo il principe della Macchia, seguito da una infinità di baroni e di nobili. Costoro portando per le strade di Napoli il ritratto dell’Imperatore, Viva l’Imperatore, gridavano a piena gola. Trasse dietro a’ nobili il popolo; ma questo, la prima cosa, voleva darsi alla ruba: i nobili non gli permisero questi trascorsi; e l’odio inveterato tra patrizii e popolani si ridestò in maggior grado. La divisione de’ cittadini produsse la debolezza, e le regie soldatesche presone il destro, fecero impeto sopra i sollevati, de’ quali i più compromessi caduti d’animo si misero in fuga ed in salvo. Persecuzioni, carceri, supplizii posero Napoli in lutto e desolazione: e come incontra in tali casi, molti colpevoli usciron netti, moltissimi innocenti perirono. Dalle non riuscite sommosse si passò alle leghe contro Francia, e tutta l’Europa andò in incendio di guerra. Intanto moriva l’Imperator d’Austria Leopoldo (1705), ed era eletto in suo successore Giuseppe I. La Francia cozzò contro tutti eroicamente, ma dopo sanguinose pugne, ebbe anch’essa il mal viso dalla fortuna, e cascò in brutte spine. Gli Austriaci condotti dal conte Daun, e camminando più da trionfatori che da combattenti, corsero a Napoli, e se ne insignorirono senza resistenza, in nome di re Carlo III (1707). E quella statua che il popolo napolitano aveva innalzato a Filippo V due anni prima, all’entrata degli Austriaci era abbattuta dallo stesso popolo, che soffregava i nuovi padroni; a’ quali subito, seguendo l’esempio della metropoli, facevano omaggio tutte le città del Reame. Solo Gaeta, dove s’eran chiusi gli Spagnuoli, tenne il fermo, ma a capo di tre mesi fu presa d’assalto, e data al bottino.

La Sicilia durava alla Spagna; e parve quindi spediente che Reggio, così prossima all’isola, fosse fortemente munita e presidiata; perchè formasse base alle operazioni offensive, che avevano a principiar di là dallo Stretto. In aprile del 1708 tre vascelli di guerra e trenta tartane austriache approdarono in Reggio, donde ivi a pochi giorni volgendo la prora per Sicilia cannoneggiarono Campanaro Longo; ed appresso ghermirono una nave nemica con un carico del valore di cento cinquantamila ducati. Queste non erano che leggiere fazioni; ma s’andavan facendo gli appresti di qualche tratto più serio contro la Sicilia. Mille settecento fanti e centocinquanta cavalli tedeschi, condotti dal general Giovanni Carafa, vennero in Reggio, e vi furono accolti colle salve delle artiglierie del castello. Da Na-

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