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   46 libro settimo

aveva guidato il Preside per il convento colla lucerna in mano, era stato appunto il barone. Si faceva dunque assai manifesto aver avuti costui molti aderenti in Reggio, che lo mettevano al sicuro di qualunque persecuzione, e tra questi essere i frati, e lo stesso Governatore della città.

Della qual cosa andata certezza al Vicerè, provvide subito che il colpevole Governatore fosse rimosso dal suo uffizio, a mandato a Reggio in suo luogo il capitano Vincenzo Maria Bonetti. Ma l’Abenavoli andava ormai indovinandosi quanto la sua dimora in Calabria gli divenisse di giorno in giorno più pericolosa, nè forse tarderebbe a dar nella rete. Quindi pensando meglio al fatto suo, prese segreto congedo dalla sua donna, e partì per Brancaleone; donde, condotta a prezzo una barca, fece vela per Malta. Da quivi poi si tramutò incognito in Vienna, ed entrò soldato in uno di que’ Reggimenti imperiali. Si trovava per avventura nello stesso reggimento un soldato, ch’era nativo di Montebello, e domandavasi Andrea Tripodi, il quale era già stato custode degli armenti del barone. Costui conobbe che il nuovo soldato era appunto il suo antico padrone, ed il rinsegnò a Sua Maestà Imperiale. L’Imperatore, a cui la fama non aveva taciuto il terribile avvenimento di Pentidattilo, fece venirsi dinanzi quel soldato, ed interrogatolo s’era vero che sotto quella mentita veste si nascondesse il barone di Montebello, costui senza esitazione e con risoluta franchezza: io sono, rispose, il barone di Montebello Bernardino Abenavoli del Franco, e son venuto a piedi della Maestà Vostra a servire e spargere il mio sangue nella guerra presente. Fu così accetto questo tratto di pronta fiducia all’Imperatore che, conferito al barone l’uffizio di Capitano, il mandò a servir nell’armata, che già metteva alla vela in ajuto della repubblica di Venezia nella guerra col Turco. Ma ivi a parecchi anni, in una battaglia navale, correndo il dì vigesimoprimo di agosto del 1692, una palla di cannone, tratta da’ nemici, colpì l’Abenavoli mentre stava ritto sopra una nave, e gli tolse la persona. Così finiva la sua vita in paese straniero il barone di Montebello.