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capo quinto 45

galee con cinque altre compagnie di fanteria spagnuola. Delle quali forze si avvalse il Preside, parte per vegliar le marine, perchè il barone non avesse possibile la fuga per mare, parte ne’ passi interni della provincia, dove poteva capitar loro nelle mani. Fu data così la caccia al barone, ed alla sua comitiva per tutta quella contrada, ed indi a poco otto de’ suoi seguaci capitarono nelle mani della regia forza, de’ quali sei ebbero la pena del capo, e due la galera. Le teste de’ sei furon mandate in Pentidattilo, e fatte sospendere a’ merli del castello, proprio in quel lato dov’era avvenuto l’eccidio. In questo giungeva ordine del Vicerè, che prometteva una taglia di ducati seicento a chi consegnasse vivo o morto in mano della giustizia il barone di Montebello. Cadde appresso in potere de’ persecutori quel truce Giuseppe Scrufari, che aveva uccisa l’Annuzza, il quale fu decapitato immediatamente, e la sua testa fu appesa in Pentidattilo in quel punto, dove quella povera fanciulla aveva messo l’ultimo fiato. La comitiva del barone, sin dal momento che i soldati avevano assaltato il castello di Montebello e liberato don Petrillo, si era sbrancata e dispersa; perchè il barone, dubitando di tradimento contro di se, non volle esser seguito da altri che da un suo fidatissimo, col quale andava ramingo per fuggir l’indefessa persecuzione, alla quale era segno.

Al decimosesto giorno del maggio, verso due ore di notte, il barone fu veduto vicino le mura di Reggio, e proprio dalla parte del Castelnuovo, dov’era il luogo della forca, che aveva già arrandellata la strozza a molti suoi scellerati compagni. Egli studiava qualche via di potersi imbarcare; ma riconosciuto da uno di que’ soldati che stavano ivi in sentinella, gli spararono addosso, e cercarono d’inseguirlo. Egli allora rispose di pari moneta, e col vantaggio dell’oscurità uscì loro di vista.

V. Si ebbe poi indizio che avesse trovato rifugio nel convento del Crocifisso; e corso là subito il Preside colla forza circuì improvvisamente il convento, e fattolo mettere a stretto assedio, v’entrò con altri suoi seguaci, e perlustrò con gran diligenza tutti gli angoli e nascondigli del luogo. Alla quale operazione un frate con una lucerna in mano accompagnò il Preside, e gliene divisò le più recondite parti. Que’ padri assicurarono al Preside che quel fuggitivo due sole volte, e non più, era stato in quel chiostro. L’una per intelligenza col Governatore di Reggio, col quale ebbe poi, dicevano, un abboccamento nel convento de’ Cappuccini; l’altra quando menò in Reggio la moglie per chiuderla nel conservatorio della Presentazione. Ma seppesi poi con grandissima sorpresa che quel frate, il quale