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   34 libro settimo

reggenza di Marianna d’Austria sua madre. Pareva che la tenerissima età del nuovo monarca, il governo di una donna, e lo stato tuttavia mal fermo delle relazioni politiche colla Francia dovessero mandare a male le cose di Spagna, ma così non avvenne. Nè nuovi rumori, nè nuovi commovimenti turbarono la pubblica quiete; ed il Regno si conservò in uno stato abbastanza tranquillo, e prossimo alla prosperità. La pace tra Spagna e Francia fu poi uffizialmente confermata col trattato di Aquisgrana, conchiuso a premura di papa Clemente IX. In quel tempo medesimo i Veneziani, dopo ventiquattro anni di guerra, e ventotto mesi di strettissimo assedio fatto da’ Turchi, si videro costretti di render a patti l’isola di Candia. Questa perdita, che fu sensibile a tutta l’Italia, fu gravissima al Regno, per rispetto del poco mare che era da capo d’Otranto al dominio de’ Turchi. Onde il Vicerè, considerando l’importanza del pericolo, non solamente fece porre in buon assetto tutte le piazze forti del Regno; ma spedì varie compagnie di cavalli per custodire le spiagge dell’Adriatico, ed esser preste a qualunque bisogno.

Poi dall’anno 1671 al seguente un’estrema carestia condusse a dolorose prove ed angustie il Reame. La fame fu gravissima in Reggio, e questa accresciuta due cotanti dal procedimento de’ vicini Messinesi. La cui città, per far riparo alla gran penuria che soffriva, fece disegno di armare una nave in corso, a fine d’impadronirsi de’ legni mercantili, che carichi di grani, o altri comestibili passassero per lo Stretto. Una volta fra le altre fu ghermita dalla nave messinese una tartana carica di grano, che il provvido magistrato di Reggio si aveva procacciato a grande stento. Erano sindaci Giovanni Melissari, Francescantonio Plutino, e Giulio Cesare Dattola, i quali si condussero a bella posta in Messina per far rimostranze del fatto. Ma con tutto il loro sforzo non potettero ottenere che una picciolissima quota del loro frumento. La nave corsara de’ Messinesi chiamavasi il Majorchino, e stava all’imboccatura del porto a fiutar le sue prede.

Tra il 1673 Spagna e Francia tornarono alle armi; e fu pubblicato bando che dentro un termine posto tutti i Francesi dovessero uscir del Regno. Così le cose nostre ricominciarono ad intorbidarsi, e gli uomini ad agitarsi. I Messinesi, irritati contro il Vicerè d’Ayala che avesse dati ordini pregiudizievoli a’ lor privilegi, e soffiati da emissarii francesi, insorsero contro di lui con violente ingiurie, le quali a poco a poco trasmodarono a violenti fatti, e divisero la città in due nemiche fazioni: quella dei Merli che alla Spagna si atteneva, e quella de’ Malvezzi che parteggiava per Francia. Mentre si cele-