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   32 libro settimo

vanni d’Austria. I Napolitani ciononostante combatterono contro di lui con ardore ed energia massima; ma non lasciandosi reggere nè dal senno de’ migliori, nè da disciplina, nè da ordine, ed indeboliti dalle dissensioni intestine, credettero di sostenersi coll’appoggio straniero. Ed invitarono Arrigo di Lorena duca di Guisa, il quale era allora in Roma, che venisse a reggere la novella repubblica napolitana, ed a difenderla contro la potenza di Spagna. Alla lusinga di tanto invito il duca si lasciò prendere assai agevolmente; e mossosi ardito con poche feluche, speditegli a questo effetto da’ Napolitani, superò gli aguati dell’armata spagnuola, e pigliò porto in Napoli a’ quindici di novembre del 1647, dove fu accolto con quelle acclamazioni ed applausi, che suggeriva la stima della persona, ed il bisogno della città. Avendo spedito il duca nelle provincie suoi commissarii, inviò in Calabria Marcello Trussard a sostener la sollevazione contro gli Spagnuoli, e questi ebbe aiutatori all’impresa un Ireneo Paride giovine vigoroso e risoluto, ed il Signor della Serra. Uno de’ capi de’ sollevati di Reggio fu Antonio Oliva, il quale stando a Roma quando seppe le perturbazioni del Regno ritornò in Reggio sua patria. E giovine svegliato com’egli era, e cupido di fama, molta parte di popolo confortò a secondar le parti del duca. Ma intanto che a’ popoli si affacciavano le più liete speranze, intanto che il Guisa prometteva speciosi soccorsi, e protezione di Francia, era disposto ne’ fati che dovesse andare a male ogni più risoluto proponimento. Imperciocchè nè il duca seppe o far volle quello che e’ divisava, e che da lui speravano le genti; nè la Francia attenne le sue larghe promesse; nè Napoli potette per virtù propria rimutarsi di provincia in nazione. Le divisioni popolari, le esigenze del Lorena che anelava già di usurparsi il poter supremo, il sospetto del popolo contro di lui, la stanchezza di tutti per uno stato di cose disordinatissimo, agitato, e senza certo avvenire, tutte queste cose fecero sì che gli animi tornassero a piegarsi al governo spagnuolo, e che Napoli ricadesse nella primiera obbedienza. Ed il duca di Guisa, ch’era allora fuori Napoli, come seppe l’avvenimento prese via per gli Abruzzi, ma inseguito strettamente dagli Spagnuoli fu fatto prigioniero e condotto a Gaeta.

Ritornato il governo spagnuolo interissimo, ogni cosa fu piena d’imprigionamenti, di proscrizioni, di supplizii. L’Oliva fu tra coloro che campati, come per miracolo dalla pena della testa, soffersero durissima prigionia. Chiuso nel castello di Reggio, non ne fu liberato che nel 1652, a patto che uscisse immantinente degli stati spagnuoli, e non più vi rientrasse. Egli in tutta la rimanente sua vita