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capo terzo 25

Di che avuto egli sentore in buon punto, si mise in salvo nella chiesa di San Giorgio extra moenia in contrada Calopinaci, dove fu strettamente attorniato da quella gente inviperita. Saputosi l’accaduto dal Governatore, fu sollecito a conferirsi ivi colla sua gente, ma vedendo quanto que’ di Sasperato fossero ciechi di collera, ed ardevano di averne vendetta, non credette di doverli inasprire più di quel ch’erano, e si tenne da lungi. Ma l’Arcivescovo Gaspare Creales, spinto da quella prudenza e carità evangelica che mansuefà l’umana belva, ed ammaestra i credenti al perdono ed all’amore scambievole, si avviò celeremente a quella chiesa. E quantunque que’ foresi lo scongiurassero che li lasciasse fare, e non passasse oltre, egli non desistette per questo, e tanto li venne raumiliando con amorevoli parole, che tornò in loro potente la riverenza che gli portavano come a degno e virtuoso ministro di Dio. Laonde lasciaronsi per bel modo ammorbidire, e si ritrassero dalla chiesa non dando al Ruffo altre molestie. L’Arcivescovo però promise loro che terrebbe quel signore in poter suo e nel suo palagio sino a che le cose di San Noceto non fossero convenevolmente aggiustate; e che si prenderebbe e’ medesimo l’assunto d’ultimar la controversia come meglio si addiceva a’ loro interessi. E perciò li esortava che la prossima Domenica dovessero recarsi al suo palagio, sotto la garanzia della sua sacra parola, per trattar co’ Mottigiani, co’ quali medesimamente aveva fatto convegno che vi andassero.

Dopo ciò l’Arcivescovo ed il Ruffo si ritirarono in città, ed i villani alle lor case. Il Governatore ed i Sindaci, che aspettavano l’Arcivescovo, seppero da lui l’accordo fatto, e la ferma speranza che tutto si sarebbe conciliato senza ulteriori contrasti e collisioni. Entrò il Ruffo nel palagio arcivescovile mezzo morto ancora dello spavento, e si ebbe tutti que’ conforti che potette meglio desiderare; ivi aspettando che fosse venuta la domenica a dar sesto alla cosa.

IV. Venuta la domenica, i villani di Sasperato giusta il convenuto scesero in città, ma temendo di qualche insidia da parte del Duca e de’ Mottigiani, vi vennero ben armati in numero di meglio che quattrocento; de’ quali entrati nella città una quindicina per andare all’Arcivescovo, gli altri si fermarono nel borgo, pronti ad ogni bisogno e contrattempo. Il Governatore, avuta spia dell’entrata in città di que’ di Sasperato, mettendo in non cale la sacra parola di guarentigia data loro dal Prelato, uscì con dodici de’ suoi scherani, ed incontratosi con quattro de’ Sasperatesi, che senza sospetto erano a mangiare in una bettola, prima li trapazzò con in-