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capo terzo 23

una prerogativa che mai non ebbero per l’addietro. Contro queste novità i Preti cominciarono gravemente ad esclamare al Decano Carlo Gaetano; e la loro irritazione giunse a tal segno, che nello stesso Coro si presero co’ Canonici, e con grande scandalo della gente trascorsero a zuffa sanguinosa. Da ultimo il Decano, che per l’indole sua untissima e virtuosa, era amato e riverito dal Clero, temperò in modo la cosa, che i Canonici seder dovessero nel nuovo pancato superiore dall’una e dall’altra parte, l’un dopo l’altro secondo la loro anzianità, e dopo l’ultimo Canonico continuar dovessero i Preti sinchè bastasse il luogo, ed i rimanenti seguissero a sedere nel pancato inferiore. Propose altresì che i Canonici ammettessero i Preti, come prima, alle quotidiane distribuzioni corali, dalle quali ne’ nuovi sedili erano stati esclusi. Ma il Capitolo, eccetto i canonici Antonio Canizoni e Lelio Furnari che votarono favorevolmente, non volle compiacere al Decano circa tale ammissione. Nondimeno fu per allora posto modo agli scandali, ed i Preti fatti d’opinione più temperata, si quietarono.

III. Queste erano picciole cose; ora entreremo a discorrere di commozioni gravissime, che fecero andare in fiamme il Reame tulio quanto (1647). Gravi sconvolgimenti politici erano già avvenuti in Europa. In Inghilterra Carlo I era prigioniero, e chiuso in Hampton-Court; il popolo si era sollevato in Francia contro il Cardinal Mazzarino; la monarchia spagnuola si andava spezzando. Dalla quale si eran già divelte le Fiandre con eroica perseveranza, e mutate in repubblica; i Portoghesi ne avevano scosso il giogo anch’essi; e nella stessa Catalogna la rivoluzione era divampata in gran modo. Una sedizione era già scoppiata in Sicilia; e la sollevazione di Masaniello in Napoli, cominciata da piccioli moti, aveva preso gran campo, e diveniva incendio inestinguibile. Alle commozioni napolitane dava soffio ed incitamento la Francia, ed in tutte le Provincie era una effervescenza meravigliosa. Perocchè queste, concitate da’ casi di Napoli, per ogni picciol pretesto correvano a’ tumulti, ed alle armi.

Era di que’ dì Governatore di Reggio Gil De los Arcos, la cui pessima amministrazione avea già dato luogo a fortissime rimostranze de’ cittadini contro di lui. Ed il Padre Silvestro Politi dell’ordine de’ Predicatori era stato inviato dalla città al vicerè Duca d’Arcos, perchè esponendo i gravami di Reggio, ottenesse che il De los Arcos fosse rimosso. E tanto fece e disse il Politi che superando tutte le premure contrarie, spuntò che fosse spedito un nuovo Governatore. Ma intanto le perturbazioni di Napoli erano venute ad affievo-