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capo primo 7


Or rifacendomi alla storia di Reggio, dico che all’entrar del secolo decimosettimo (1601) due delle più nobili, ricche e potenti famiglie della città erano i Melissari ed i Monsolini; fra le quali da gran tempo avevano alimento gravi disgusti, originati da domestiche controversie. Da’ malumori si era passato a poco a poco alle ingiurie ed alle villanie, e da queste alle armi ed alle percosse. E come gli uni e gli altri aveano molto seguito nella città, e ne’ contadi, ne avvenne che le altre famiglie nobili, civili e popolane prendessero partito chi per l’una e chi per l’altra famiglia, e la città venne a scomporsi in due nemiche fazioni. Tra i partigiani de’ Melissari notavansi i Pugliese, i Mazza, i Filocamo, i Trapani, i Barone, gli Alagona, i Saragnano, ed i Marescalco; e tra quelli dei Monsolini i Poerio, i Diano, i Furnari, i Ricca, i Bolani, ed i Gerìa. Nè andava quasi giorno che per le vie della città non seguissero sanguinosi scontri ed uccisioni; il che recava assai pregiudizio alla civil quiete, ed a’ pubblici e privati negozii. Accrescevano le ire cittadinesche le torme dei villani, che dalle prossime campagne erano accorsi in città, chiamativi non solo dalle due parti avversarie per rinforzarsi a vicenda, ma eziandio dalle altre famiglie nobili e possidenti, che per quelle due parteggiavano.

E venne a tale l’alterna irritazione che in una zuffa fervidissima succeduta presso il Collegio de’ Gesuiti, si mescolaron le due parti cieche di rabbia e di vendetta; e quella de’ Melissari andava già declinando ed in volta, mentre i fratelli Giuseppe e Paolo Monsolino menavan sì destramente le mani ch’era cosa a vedersi. Ma in sul buono Girolamo, Giovanni Domenico e Paolo Melissari, Giovanni Pietro Pugliese, Giuseppe Mazza, e Tiberio Filocamo avventaronsi furiosamente sopra Paolo Monsolino, il quale, non bastando a tanta serra restò sopraffatto ed ucciso. A tal fiero spettacolo l’ira de’ Monsolino divenne furore, e gittatisi frementi sugli avversarli, li cacciarono in rotta ed in fuga.

Dopo il tragico caso ognuno può pensare quanto ne sieno rimaste inasprite e concitate a vendetta le due parti, e come ogni speranza di concordia fosse divenuta impossibile. La città partita continuò ad andar sossopra per più anni, e solo nel 1605 potò darsi luogo ad una tregua di otto giorni per interposizione del governatore Rodrigo Galeoti. A mantenimento della tregua vi fu un cambio di ostaggi (1605): i Melissari dettero a’ Monsolino in ostaggio Giovanni d’Alagona, Claudio Saragnano, e Rodolfo Mariscalco; ed i Monsolino a’ Melissari dettero Fabrizio Poerio, Camillo Diano, e Geronimo Monsolino. Capital patto di tal sospensione d’armi fu che qual