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   24 libro settimo

come notammo in altro luogo, veniva determinato da’ Sindaci ciascun anno nel giorno della Maddalena, addì ventidue di luglio. Sulla seta reggiana e sambatello la città riscuoteva da’ compratori il dazio di grana dodici per ogni libbra. Oltre questa civica gabella, vi fu però ancor gravata nel 1605 una regia imposta sull’industria serica di tutto il Regno, cioè di grana quindici a libbra sulla seta, di grana sette e mezzo sul cucullo, e di grano uno ed un quarto su’ malafari. La seta andava soggetta alla bilancia del regio Arrendamento, ed ogni dì all’ora vespertina doveva pesarla il regio Pesatore. L’uffizio della pesatura della seta era conceduto, per privilegio di re Filippo IV, a Salvo Minardi e sua famiglia in perpetuo, co’ gaggi ed emolumenti annessi a tal carica, e coll’annua mercede di ventiquattro ducati.

In Reggio i mangani erano situati alla marina, parte dal forte San Francesco a’ giunchi, parte dalla fontana della Dogana fin sotto al forte Lemos. Per il loro lavoro i maestri adoperavano le pure e dolci acque del lido, raccolte in vasche a tal uopo costrutte. Da’ saggi fatti a quel tempo potè dedursi, che la seta reggiana tirata con tale acqua aveva la stessa qualità che la Sambatello. Ma in processo di tempo, senza distinzione di luogo, la seta tirata in Reggio e suo paraggio, al modo di quella di Sambatello, fu chiamata seta Sambatello, e l’altra più grossa e meno lucida, seta reggiana o di paraggio. L’una e l’altra nondimeno sottostava allo stesso dazio civico, ed alla notata regia imposta.

III. Anche le scienze e le lettere ebbero in Reggio i loro esimii cultori. Ed illustri uomini furono nel decimosettimo secolo, secondo i tempi, Marcantonio Politi, Silvestro Politi, il cappuccino Bonaventura Campagna, Giovanni Angelo Spagnolio, Giovanni Battista Bovio, Diego de Mari, Giovanni Battista Catanzariti, Ottavio Sacco, Francesco Sacco, Girolamo Mallamo, Francesco Majorana, Antonio Oliva, Giovanni Alfonso Borrelli, Giuseppe Zuccalà, Stefano Pepe, Niceforo Sebasto Melisseno, Giuseppe Foti, Mariano Spanò, Ignazio Cumbo, Paolo Diano, Silvestro Bendicio, Paolo Filocamo, Francesco Spanò, e Simone Porzio; de’ quali daremo alcune notizie a suo luogo.

Reggio nel decimosettimo secolo si era ridotta a così anguste dimensioni, che le sue mura non giravano in là di mille passi. Era la città di forma quadrata, la cui fronte stendevasi, come oggi, sullo stretto siculo, che partisce il Tirreno dall’Ionio. Volgendo il tergo ad oriente, posava il destro lato a tramontana, il sinistro a mezzodì. Poteva dividersi in quattro sezioni, tirando due linee rette incrociate dalla porta Mesa a quella di San Filippo, e dal de-