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LIBRO SETTIMO


CAPO PRIMO

(Dall’anno 1600 al 1622.)

I. Considerazioni generali. Stato di Reggio. II. Opere pubbliche, religiose e civili. Il pittore Vincenzo Gotti. Industria della seta. Seta sambatello, reggiana, di paraggio. III. Uomini illustri. Topografia di Reggio nel secolo decimosettimo. Suoi edifizii; fortezze; chiese. IV. Condizioni della monarchia spagnola; e di Napoli. I Melissari ed i Monsolini. Tregua, e pace. V. Il sindaco Dottor Marcello Laboccetta. Telai. Molestie de’ Morì di Spagna. Morte di Filippo III. Il Duca di Ossuna in Reggio. Il Governatore Ernando di Aleto. Sue lodi.


I. Quel rinnovellamento politico, che aizzando io Europa tante guerre, ed abbattendo tante prepotenze ed abusi, aveva suscitato una molliplicilà di nuovi interessi, e nuove passioni, e nuove speranze» mentre che sprigionava la storia delle altre nazioni dagli stretti limiti, in cui era chiusa ne’ secoli precedenti, non produceva in Italia che pochi tentativi infecondi. E da questi sforzi, riusciti sempremai fallaci, non le provenivano che scapito e dolori: ed in quel che le altre nazioni costituivano la loro indipendenza, l’Italia perdeva la sua. A’ gloriosi fatti del caduto secolo, alla maschia ed operosa civiltà che avea reso splendido e temuto il nome italiano, tenne dietro una corruzione di là da ogni misura, che sciogliendo il sacro vincolo delle famiglie, non estingueva le ire municipali, ma anzi le imbastardiva, riducendole a pettegolezzi privati; i quali accanavano i cittadini gli uni contro gli altri, e laceravano la patria in parlili. A dir breve, il decimosesto secolo non legava al segueute che i suoi più turpi vizìi, e non alcuna delle sue tante virtù morali e cittadine. Con lutto l’opprimente governo de’ viceré noi vedemmo a quale altezza fosse pervenuta la civile e religiosa educazione in queste nostre regioni, e come Reggio non fosse rimasta ultima e neghittosa in questo gran lavoro dello spirito umano. Vedemmo che dopo la gloria degli antichi tempi, dopo le sventure continue degli antecedenti secoli, in