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capo quarto 25   

pre un dì più che l’altro, tanto di pari guisa cresceva il timore nelle vicine repubbliche italiote, le quali già vedevano che Dionisio andava dilatando con incontrastato successo il suo dominio su molte altre città di Sicilia. Quelli, che più de’ suoi progressi si adombravano, erano i Reggini, i quali conoscevano come Nasso e Catana gli fossero già cadute in potestà. E mettevano biette contro Dionisio i fuorusciti Siracusani, che per cessare l’oppressione di lui si erano ricoverati in gran numero nelle città di Reggio e di Messena. Parve dunque previdente consiglio a’ Reggini muover guerra al tiranno, prima ch’egli si assodasse nell’usurpato dominio. E se le altre repubbliche della Magna Grecia avessero saputo di buon’ora avvertire alla comun salute, non avrebbero in quella prova lasciati soli i Reggini. Ma le gare municipali, le intestine discordie, e le dubbiezze che sono così connaturate a’ reggimenti popolari, vietarono che le comuni forze fossero a tempo congiunte e dirette contro Dionisio. Al contrario le male arti di costui seppero smuovere ne’ Sicilioti ed Italioti l’antica ruggine dell’origine diversa, incitando le città calcidesi o acaiche contro le doriche; ruggine che pareva tolta interamente dopo la cacciata degli Ateniesi: a’ quali da tali divisioni era venuto tanto frutto nella loro prima andata in Sicilia.

II. Davano animo all’impresa contro Dionisio i rifuggiti Siracusani ch’erano in Reggio; e parlando di Dionisio non si stancavano di accertare che tutti i loro concittadini non altro aspettassero per rovinare il tiranno, che un’opportuna occasione. Laonde i capitani Reggini, eletti a condurre l’impresa, misero in pronto mille seicento pedoni, seicento cavalli, e cinquanta galee. Le schiere reggine passato lo stretto si congiunsero a’ Messeni; de’ quali già quattromila fanti, e quattrocento cavalli con trenta triremi eran presti a prender le mosse per Siracusa. Ma quando meno sel pensavano, una grave sedizione scoppiò nelle file messene, fomentata da un discorso del messeno Laomedonte, il quale guadagnato a prezzo da Dionisio, avevagli promesso di trovar modo che quell’impresa andasse a monte. Nè venne manco al suo impegno; perciocchè con astuti suggerimenti distolse i Messeni dal pigliar guerra con Dionisio, dal quale, e’ diceva, nessuna ingiuria ricevuto avevano. E sosteneva come anzi le provocazioni loro avrebbero irritato il tiranno, e spintolo a ributtare le offese con ogni sua possa. E le milizie messene, agevolmente aggirate dalle parole di Laomedonte, rifiutaronsi di procedere contro Dionisio, ad onta delle rampogne de’ lor capitani; anzi abbandonale le file e dispregiato il comando, si trassero senza più alle lor case. Allora i Reggini, diffidandosi di bastar soli alla