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    10 libro primo

be sopra ogni credere, quando seppero gl’Italioti che Anassila aveva chiesta ed ottenuta per moglie Cidippe, figliuola di Terillo, tiranno d’Imèra; (Olimp. 72, 1. av. Cr. 492.) e che oltre a questa si era stretto in lega con parecchi tiranni della vicina Sicilia. Imperciocchè a’ più avveduti allora fu chiaro, come Anassila, accostandosi alle tirannidi, avvisasse non solo a confermarsi tiranno di Reggio, ma premeditasse eziandio di condurre, aspettando tempo e luogo, alla sua soggezione le contigue repubbliche della magna Grecia.

In memoria del dominio sulle due città dello stretto, Anassila ordinò che in esse fosse battuta una moneta, la quale recasse incisa sul diritto l’effigie di lui, e sul rovescio una lepre: forse a dinotare che i Samii e gli altri suoi nemici, erano fuggiti come lepri all’urto delle sue valorose armi.

III. Gl’Italioti, per premunirsi contro gli arditi disegni di Anassila, fecero tra loro una più stretta alleanza; ed in odio alla costui tirannide, cacciarono Reggio fuori de’ termini della Magna Grecia; nella quale intanto gravissimi avvenimenti si maturavano. Una parte di popolo, concitata e diretta in Crotone dal demagogo Cilone, uomo di grande stato e nemicissimo de’ pitagorici, percuoteva improvvisamente nel loro sinedrio, ch’era collocato nella casa di Milone, e lo incendiava. I pitagorici, cacciati dalla furia popolare, (Olimp. 72, 1. av. Cr. 492.) fuggivansi da quella Crotone, alla cui splendida rinomanza si erano tanto adoperati colle loro scuole, e co’ loro pratici ammaestramenti. A questo tumulto de’ Crotoniati consentirono ancora le contermine repubbliche; dove i popolani, aizzati da’ demagoghi, corsero addosso a’ Pitagorici ed a’ nobili e potenti cittadini, i quali per lo più erano educati a’ sani principii di quella scuola. E questi scandali avvenivano, perchè le esagerazioni democratiche davano a credere alla illusa moltitudine, che la scuola di Pitagora deferisse occultamente al principato de’ magnati, in detrimento della libertà popolare.

De’ pitagorici, che dovettero uscir di Crotone, parte si sparse per la Grecia e per le isole dell’Egeo, parte fu ricevuta in Reggio sotto il patrocinio di Anassila. Nè sembri strano che costui abbia fatto buon viso a questi filosofi; i quali al postutto, repubblicani moderati essendo, non amavano al certo la tirannide di lui. Ma Anassila astuto e previdente sapeva quanto un dì più che l’altro s’invogliassero delle forme largamente democratiche le repubbliche Italiote: e sapeva altresì essere scopo e carattere della scuola italica non favoreggiare la democrazia, ma propugnare l’aristocrazia moderata, contemperando per bel modo l’ordine colla libertà, e col dovere il